Don Bosco Borgomanero

PASQUA! Un «cuore nuovo»

Cari genitori,

abbiamo accompagnato con la quaresima la nostra «conversione», come ci veniva chiesto il giorno delle ceneri.

«Convertirsi e credere al Vangelo», cioè cambiare mentalità non assolutizzando i propri pensieri, la propria verità ma condividendo nel nostro modo di pensare e nel nostro modo di vivere i pensieri di Colui nel quale diciamo di credere. Quindi, oltre che un pensiero nuovo anche un cuore nuovo, il cuore di chi mette al centro della vita l’attenzione a chi fa fatica a vivere, fa fatica a risorgere dopo un trauma che lo ha ucciso dentro, di chi ha bisogno di noi e, come il famoso Samaritano, ci trova disponibili perché Gesù ci dice “Va’ e fa anche tu lo stesso”. Un cuore nuovo sì, perché…

Abbiamo accompagnato facilmente il Cristo alla morte

ma che fatica partecipare alla gioia della Risurrezione!

Gli apostoli impiegano «cinquanta» giorni per far spazio

allo Spirito Santo e cambiare cuore, un «cuore di carne»!

E noi? Siamo fermi al venerdì santo? «Perché cercate tra i morti…?».

Basteranno cinquanta giorni per scaldarci il cuore di pietra?

Dice Ezechiele: «Io vi farò uscire dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi, e vi ricondurrò nel vostro paese; vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni». (36, 24-27)

La stagione giusta per un trapianto

La Pasqua è proprio il momento giusto. Li avete visti gli apostoli come sono belli con il cuore nuovo? La Risurrezione ha messo il fuoco nei loro ventricoli e hanno un coraggio da leoni. Da discepoli generici sono diventati cristiani autentici. Il giorno di Pentecoste parlano anche in lingua e si fanno capire da tutti: quattro pescatori insignificanti che son fuggiti di fronte alla croce e si son chiusi nel cenacolo o son tornati a pescare come nulla fosse successo e tutto fosse finito nel fallimento. La nostra non è la religione della rinuncia, della mediocrità, dell’oppio per gli ignoranti… per questo occorre un bel trapianto!

Ezechiele la sapeva lunga

«Vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli». Pensiamo quanti idoli riempiono la nostra vita già da bambini. I nostri bimbi sono carichi di bambole, di macchinine, di playstation e poi alla prima comunione un ragazzo medio riceve un computer, un I-pad, un sacco di oggetti che molti dei parenti invitati forse manco sanno cosa sono… e avanti così. «Un cuore pieno di cose, un cuore di pietra». Forse ci è sfuggito il significato della parola «equilibrio» oppure della parola «limite». Occorre porre un limite a tutto questo e fare un trapianto in tempo utile appena ci si accorge della patologia.

Per purificare il cuore «dalle impurità e dagli idoli» è necessario un intervento drastico, una asportazione e una sostituzione. «Vi darò un cuore nuovo… metterò dentro di voi il mio Spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi…». Coraggioso Ezechiele a parlare di leggi, di prescrizioni. Ma così si viene «violentati» nella propria libertà? Ma chi o quando si parla di disciplina a una generazione cresciuta a merendine e whatsapp?

Io sono la stoffa lei sia il sarto

Facciamo un intervallo e regaliamoci un flash di letteratura. Tutt’altra aria. Mi è sempre piaciuta la paginetta che descrive l’incontro tra don Bosco e il piccolo Domenico Savio che diventerà il capolavoro del suo «sistema preventivo». Il ragazzino è cresciuto accanto a dei genitori preoccupati di amarlo senza ricorrere ai regalini accattivanti. Lui non ha niente ma è pieno di quest’amore e il suo cuore è già di carne senza impurità e senza idoli. Dice don Bosco: «Dopo un ragionamento alquanto prolungato, prima che io chiamassi il padre, mi disse queste parole: “Ebbene che gliene pare? Mi condurrà a Torino per studiare?”. “Eh, mi pare che ci sia buona stoffa”. “A che può servire questa stoffa?”. “A fare un bell’abito da regalare al Signore”. “Dunque io sono la stoffa; ella ne sia il sarto; dunque mi prenda con lei e farà un bell’abito per il Signore”». A questo punto don Bosco per conoscerlo di più gli consegna un libretto invitandolo a studiare per il giorno dopo una paginetta. Dopo solo 8 minuti il Savio è pronto e la recita. Ma prima di tutto si sente in dovere di ringraziare. «Non sapendo egli come esprimere meglio la sua contentezza e la sua gratitudine, mi prese la mano, la strinse, la baciò più volte e infine disse: “Spero di regolarmi in modo che non abbia mai a lamentarsi della mia condotta”». Che roba!

«Vi ricondurrò nel vostro paese»

Che sia proprio la Pasqua «il paese» di cui parla Ezechiele dove tutti possono ritrovarsi dalle piazze nelle quali si sono dispersi per raggiungere quell’unità che permette la formazione di un cuore di carne? Un paese nel quale si impara che nella vita ciò che conta non viene regalato ma bisogna guadagnarselo? Forse la quaresima, istituita dagli uomini, dalle ceneri alla Pasqua è importante. Ma forse la quaresima, istituita da Gesù, da Pasqua a Pentecoste è quella giusta per passare dal cuore di pietra a quello di carne! Gli apostoli insegnano.