La Cattiva Scuola

La Cattiva Scuola

Lettera di due professoresse

Stefania Auci, Francesca Maccani

Stefania Auci

Stefania Auci, insegnante di sostegno e autrice di romanzi, vive a Palermo. Lavora presso istituti professionali e di istruzione secondaria superiore, spesso in ambienti difficili e deprivati dal punto di vista sociale.

Ha all’attivo collaborazioni con blog e riviste letterarie on line.

Francesca Maccani

Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Docente di lettere nella scuola secondaria, ha insegnato sia in Trentino che in Sicilia, sperimentando in prima persona le differenze sociali e strutturali della scuola italiana in contesti diametralmente opposti.Francesca Maccani, trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Docente di lettere nella scuola secondaria, ha insegnato sia in Trentino che in Sicilia, sperimentando in prima persona le differenze sociali e strutturali della scuola italiana in contesti diametralmente opposti.

Descrizione

La scuola si è trasformata da priorità che si occupa di educazione tout court a elemento di fastidio in una vita che è piena di stimoli sicuramente più accattivanti ma meno strutturanti e formativi. Oggi il problema è che non si ha più una visione dell’educazione come strumento di formazione della persona ma si percepisce la scuola come un contenitore, un parcheggio in attesa di una “presunta” vita vera.Il problema dell’educazione appare oggi uno degli argomenti caldi e maggiormente discussi soprattutto fra i non addetti ai lavori. Esso riguarda infatti non solamente la scuola in generale ma, nel complesso, la persona e la società.Riguarda non solo la didattica ma tutte quelle situazioni nelle quali si verificano fenomeni che influiscono sull’apprendimento. Tali situazioni necessitano di interventi specifici, che vanno affidati a persone competenti e preparate, soprattutto quando si tratta di ambito scolastico.

Le autrici di questo libro propongono una serie di analisi e interventi che tengono conto soprattutto del contesto e prendono in considerazione aspetti sociologici, fenomeni di costume, mode e abitudini e soprattutto l’influenza delle nuove tecnologie.

IndicePrefazione

  1. Buona o cattiva scuola?
  2. Come siamo arrivati in cattedra?
  3. Essere insegnante. Come, quando, perché
  4. Da Trento a Palermo
  5. Sostegno, sola andata
  6. Immaginare una nuova scuola

Approfondimenti

Dalla Prefazione

Il libro di Stefania Auci e Francesca Maccani intende ricordare al lettore quanto sia importante l’educazione per il futuro di un Paese, e quanto rischiamo di perdere se inseriamo la logica del profitto e il calcolo costi/benefici all’interno di un processo così delicato, in cui gli educatori vanno aiutati e non sorvegliati, in cui non può venir meno il patto fiduciario tra allievo e insegnante, tra genitore e scuola.Oggi ci si divide tra un’idea di istruzione che accetta in maniera passiva lo stato di fatto, ancorandosi a un passato legato alla severità della scuola gentiliana e un mare magnum di proposte di riforma, scollegate dalla realtà, che hanno scopi più che altro politici.

Eppure nella scuola, come nella vita di ciascuno di noi, le cose davvero importanti non possono essere monetizzate, e ciò che un buon insegnante ci passa potrebbe non avere un rapporto diretto con il lavoro che faremo, ma lo avrà di certo con la persona che saremo.

Dal libro

Negli ultimi vent’anni ci si è mossi nel settore dell’istruzione con un’ottica strettamente liberista. Si vuole creare una nuova classe di lavoratori privi di una cultura personale e non più di persone abituate a capire e comprendere un testo o a riflettere in maniera autonoma su questioni di natura sociale.

Appare così un controsenso leggere delle proteste degli insegnanti universitari che, a più riprese, lamentano la cultura scarsa o inesistente delle matricole: i ragazzi che oggi frequentano gli atenei italiani sono quelli che hanno subito la riforma dei cicli e dei programmi, un livellamento verso il basso che è foriero solo di un abbassamento culturale.

La crisi di questi anni ha fatto sì che, specie in contesti economici disagiati, i genitori non abbiano materialmente il tempo di occuparsi dei figli, poiché sono impegnati a trovare o a salvaguardare un lavoro con cui garantire il mantenimento della propria famiglia.