La pace è un’urgenza e chiama tutti in causa

Il cardinale Bassetti, presidente della Cei, presenta l’incontro dei vescovi e sindaci del Mediterraneo a Firenze ma parla anche di abusi, cammino sinodale, giovani. E dei cinque anni alla guida dell’episcopato italiano.

Fonte Avvenire, Giacomo Gambassi sabato 19 febbraio 2022

«Firenze non è bagnata dal mare. Ha solo l’Arno…». Scherza il cardinale Gualtiero Bassetti con quell’ironia tutta toscana che, da prete fiorentino, lo caratterizza. Ma subito il presidente della Cei aggiunge: «Certo, come diceva Giorgio La Pira, la città è chiamata a essere “il centro di attrazione dei popoli del Mediterraneo”». E lo sarà ancora, com’era accaduto a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta quando il sindaco “santo” aveva organizzato nel capoluogo toscano i “Colloqui mediterranei”.

Stavolta, però, a Firenze arriveranno sia i vescovi sia i sindaci di trenta Paesi legati al grande mare. Centoventitré in tutto. Protagonisti del “doppio G30” per la pace che comincerà mercoledì e che sarà concluso domenica da papa Francesco. Il primo forum, quello ecclesiale voluto dalla Cei, segue l’evento di Bari del 2020 quando per la prima volta nella storia si erano riuniti i vescovi dell’area e ne riprende lo slogan “Mediterraneo, frontiera di pace”. A idearlo proprio Bassetti ispirato dalla profezia di La Pira e dal suo impegno per la riconciliazione fra le nazioni. L’altro civile, che ha abbracciato l’intuizione del presidente della Cei, è stato proposto al porporato dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. «E quando me ne ha parlato oltre un anno fa, mi è sembrato un dono del cielo» afferma il cardinale.

Al centro delle due agende il tema della città. «Unire le città per unire le nazioni, ripeteva La Pira. Dove le cancellerie della diplomazia ufficiale non arrivano, possono giungere le iniziative dal basso come questa – spiega il presidente della Cei –. A Firenze vescovi e sindaci non discuteranno della città in maniera teorica o accademica, ma porteranno la “carne viva” delle loro polis, direbbe papa Francesco.

Comunità provate dalla pandemia, dalle violenze e dai conflitti, dalle persecuzioni, dalle crisi economiche, dagli esodi di massa. Ci saranno le città con i loro poveri che le ingiustizie piegano, con le distruzioni dovute alle guerre, con le divisioni che talvolta una visione distorta della religione alimenta; ma ci saranno anche le città che, spesso attraverso gli ultimi, gridano il loro desiderio di bene, di armonia, di convivialità. Ciò che si animerà è l’impegno alla fraternità, come ci ha spronato papa Francesco nella Fratelli tutti»… [continua a leggere]