Riti e miti d’Esame

I riti

Cari genitori, docenti, ragazze/i, in questo momento di fine Esami di Stato (che tra l’altro qui sono andati molto bene), dopo la prova orale si assiste alla “innaffiata” del maturando con vino tra grida ed strilli di allegria e gioia.

In rete si trovano tantissimi video di questi momenti (quasi tutti uguali…) e molti opinion leader si interrogano sull’opportunità di questi eventi, sul loro significato (ed in generale su quello dell’Esame di Maturità), mentre i dirigenti scolastici producono circolari sul divieto o sulla tolleranza di questi momenti di celebrazione, i cui compromessi diventano quelli di spostarli in strada. Fuori dal perimetro scolastico diventa lecito quello che a scuola non lo è … Qualcuno argomenta con questione legate allo spreco alimentare, soprattutto là dove oltre al vino si usano uova, conserve di pomodoro, salse, farina, ecc.

Una scuola come la nostra non può non chiedersi come occuparsi di ciò, non allontanandolo in strada, ma permettendo una forma allegra che sottolinei la fine di un periodo di vita. Ascoltando ragazzi/e impegnate nell’Esame, è interessante osservare che alcuni arrivino con un dress code ad hoc (che infilano subito all’uscita dell’orale) per essere “innaffiati”. Ormai riguarda tutti, maschi, femmine, bravi e meno bravi, non è discriminante, bullizzante, escludente: è quindi un rito! Forse tra gli unici mel percorso di vita giovanile: la fine del Servizio militare non c’è più da trent’anni, la laurea non ha più questa valenza di “classe”, i matrimoni sono sempre meno (e gli inizi delle convivenze non è detto che prevedano un “fatto pubblico), il 18esimo come “leva” è rimasto solo in pochi e piccoli Paesi, il senso di comunità è più labile ed allora ecco che gli adolescenti si auto organizzano. Sono loro stessi ad auto crearsi un rito collettivo, pubblico, che sancisce il fine periodo degli studi superiori, celebrato al mattino, scadenzato ad ogni ora, accettato e festeggiato da tutti, anche alla presenza dei genitori del maturato/a.

Sappiamo l’importanza dei riti nelle società e nelle tribù a segnalare passaggi e tappe della vita: noi rischiamo di avere invece un giovanilismo estremo (tutti Peter Pan, tanto che vi è la categoria dei “giovani adulti”), che inizia ancora più presto. Oggi è un fatto che ci si trovi di fronte a bambini che sono dei “precoci adulti” dal punto di vista dei consumi, degli atteggiamenti e dei comportamenti (“sindrome di Mozart”). In questo contesto, nei giovani vi è il rischio di una ricerca di nuovi limiti (ed emozioni) per esplorare la propria potenza, per crescere attraverso nuovi “riti di passaggio”, visto che quelli tradizionali (ed i loro significati) sono saltati (ad. es. appunto l’Esame di maturità, ed il Servizio militare). Questi nuovi riti hanno spesso come obiettivo la trasgressione delle leggi, l’abuso, il gioco rischioso, la sfida sempre più pericolosa.

Don Bosco ricordava: “Amate ciò che amano i giovani, affinché essi amino ciò che piace a voi“. Questa frase è un pilastro del “sistema preventivo”, che sottolinea l’importanza di comprendere e condividere gli interessi dei giovani per poterli guidare verso ciò che è bene ed autenticamente valido e importante.

Non è probabilmente un caso che anche nei giorni dopo l’Esame, la nostra Scuola sia ancora piena di “maturati”: significa che la relazione con la Scuola si trasforma, evolve e continua. Ed accettiamo che questo cambiamento venga “innaffiato”, con un pò di vino, tra schiamazzi di allegria, senza troppi pericoli e rischi. Ma con leggerezza.

Giovanni Campagnoli, Direttore.