Giornata mondiale dell’infanzia
Il 20 novembre di ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’infanzia.
La data coincide con il giorno in cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, nel 1989.
Questa giornata può essere l’occasione per chiedersi quanto le istituzioni si occupano realmente di giovani. Tre numeri per una sola fotografia, a partire dai Comuni (i luoghi dove vivono i giovani) dove sono pochissimi gli spazi per adolescenti: se ne stimano solo 1.700 in Italia su oltre 8.000 Comuni. Secondo: le risorse del PNRR (già Recovery Plan, ma nome originale “Next Generation Eu”, quindi qualcosa a favore dei giovani…) non sono andate ad implementare il Fondo Nazionale Politiche Giovanili, che si è invece ridotto del 36% dall’avvio del 2007 (da 130 a 83 milioni). Terzo: la percentuale delle spese dei Comuni a favore delle politiche giovanili è dello 0,1%, mentre l’ANCI nel 1985 (anno internazionale dei giovani) auspicava l’1%… (in Europa si va dal 1,5 al 2,25%). Briciole rispetto alle risorse complessive del PNRR… con cui sono stati realizzati solo qualche Ostello e poche residenze universitarie…
Poca anche la rappresentanza politica dei giovani: in Palamento l’età media è di 51,2 anni (con solo 4 under 30) e i sindaci under 36 sono il 18%, mentre oggi è chiaro a tutti che sono (non saranno…) le nuove generazioni la vera risorsa strategica per la crescita, capaci di interpretare più di altri la contemporaneità, al fine di realizzare i cambiamenti per un futuro più sostenibile, equo, green…
Difficile credere che il Paese sappia valorizzare le nuove generazioni, nonostante le previsioni di declino demografico e soprattutto di lavoratori (tre milioni in meno nei prossimi dieci anni), indichino come necessario agire sulle risorse scarse e quindi più preziose …
Eppure in questi decenni è sicuramente aumentata la conoscenza del mondo giovanile su più dimensioni, sia individuali (patologie, malattie, disagi, dipendenze, disturbi dell’apprendimento e dell’alimentazione, bisogni educativi speciali), sia di “condizione” (es. formazione, lavoro, competenze, interessi, consumi culturali, attività sociali e sportive, disparità di genere, aspirazioni, ecc.). Non mancano quindi ricerche, la carenza è invece rispetto sia programmi ad hoc, attività, progetti, piani, sia a risorse loro destinate… Molte dichiarazioni di principio – soprattutto politico istituzionali – ma nei fatti disoccupazione giovanile tra le più alte d’Europa, così come il numero di giovani che non studiano e non lavorano, l’alto mismatching tra competenze richieste dal mondo del lavoro e quelle possedute da giovani, la povertà minorile, la bassa autonomia (anche per stipendi di ingresso non adeguati e a tempo), l’alta dipendenza dalla famiglia d’origine, il gap di competenze stem tra ragazze e ragazzi, la difficoltà a formare nuove famiglie (con il conseguente calo delle nascite), l’emigrazione come alternativa a tutta questa situazione. Da dieci anni siamo di fronte a nuove generazioni di giovani che non si chiedono “Perché andare via”, ma “Perché restare qui…”.
Il 20 Novembre potrebbe essere un’occasione in cui i Comuni si prendano un impegno concreto a favore di adolescenti e giovani, dedicando un luogo ad hoc per loro. Sarebbe un segnale chiaro per attivare una palestra di cittadinanza, un luogo civico di confronto e incontro, uno spazio per autonomia e creatività delle giovani generazioni, un luogo per studiare. E’ emblematico pensare che se oggi pomeriggio un gruppo di amici volesse incontrarsi per studiare insieme non avrebbe dove andare… Nei Comuni i “centri giovani” sono davvero pochi, gli oratori aperti tutti i giorni per permettere ad adolescenti di incontrarsi scarseggiano, eppure nelle città e nei paesi siamo “pieni di spazi vuoti”. I giovani hanno bisogno di spazi, gli spazi vuoti hanno bisogno di idee, ma questo incontro difficilmente avviene. Eppure il desiderio delle giovani generazioni di poter riempire gli spazi vuoti con il loro talento, passioni, competenze è forte. Un bisogno legittimo che però trova pochissime risposte: noi qui al don Bosco abbiamo un teatro, uno spazio per produzioni audio e video, sale studio, una mensa, un food track, luoghi per praticare sport, spazi per aggregazione, aperti tutti i giorni fino alle 18 e poi anche oltre nel caso di iniziative specifiche. Non è poco ed con i Gruppi di ragazzi progettiamo come abitarli sempre di più. Scuola ed extrascuola qui si fondono, per trasformare questi spazi in luoghi “pieni di vita”, di creatività e di protagonismo giovanile.Forse riprendere a livello di istituzioni il pensiero di don Bosco, può aiutare a sviluppare le politiche giovanili…
Giovanni Campagnoli (Direttore)