Giovanni Bosco santo comunicatore
Giovanni Bosco (santo comunicatore) e la presentazione della Intelligenza Artificiale del Centro Studi salesiano
Siamo nel mese di don Bosco ed a scuola i “Buon giorno” (gli incontri settimanali tra Direttore, docenti e ragazze/i) sono sulla tematica del nostro santo fondatore (1815 / 1888) delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, divenuto Santo nel 1934.
Don Bosco è stato etichettato come “santo comunicatore” ed in effetti ebbe a stampare e scrivere nella sua vita 250 libri, riviste e opuscoli, fondare una stamperia (1862), oltre ad essere il primo santo della storia a venire fotografato (42 foto, solo Garibaldi e il primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, ne ebbero di più in quell’epoca…).
Don Bosco capì subito l’importanza delle immagini nella storia, anzi il ruolo che avranno le immagini nel “fare la storia” e le utilizzò per dare conto delle opere dei Salesiani nel modo, dello stile educativo, degli incontri con le persone e come immagini da divulgare su richiesta dei fedeli.
Le comunicazioni sociali furono un altro ambito di innovazione per don Bosco, che si rese conto dell’importanza della stampa come strumento di evangelizzazione, educazione e diffusione, facendone uno dei pilastri del suo apostolato. Per questo inaugurò la prima stamperia nel 1862 presso l’Oratorio di Valdocco, a Torino, con l’obiettivo di produrre libri, opuscoli e materiali catechistici a basso costo, accessibili a tutti, in particolare ai giovani e alle famiglie. Da lì verrà stampato il Bollettino Salesiano (1877) da subito diffuso in più lingue ed ancora presente oggi in tutto il mondo.
Questa tipografia divenne la base della “Tipografia dell’Oratorio di San Francesco di Sales”, che fu il punto di partenza di numerose pubblicazioni salesiane, inclusi i primi volumi delle “Letture Cattoliche“, già editate dal 1853, che avevano lo scopo di diffondere la cultura cristiana e prevenire la diffusione di idee contrarie alla fede.
Fu proprio questa ricerca di verità ad investire sulla proprietà dei mezzi di comunicazione: in quell’epoca a Torino, era sotto gli occhi di tutti la questione dell’infanzia abbandonata, ma veniva trattato come un problema di sicurezza pubblica (un ragazzo allora non aveva diritti, la sua vita “valeva meno di quella di un cane di corte”).
Don Bosco riuscì sia ad occuparsi direttamente di giovani poveri ed abbandonati, sia a farne una questione sociale e culturale di cui le istituzioni non potevano non considerare in termini però preventivi e non più solo repressivi (le condanne a morte erano soventi…). Ma in quegli anni bisognava “fare l’Italia”, avere Torino Capitale (1861/1865) ed i Savoia Re, per cui la storiografia ufficiale non doveva riportare “pagine poco belle” del Regno.
Invece don Bosco sosteneva che “Per fare del bene esponiamo la verità, raccontiamo i fatti, ma non entriamo in polemiche”. Così scrisse in prima persona il “Compendio della Storia d’Italia” (1855). Con questo libro, Don Bosco intendeva fornire ai giovani strumenti culturali che li aiutassero a comprendere meglio il loro contesto storico e sociale. Riteneva che la conoscenza della storia fosse fondamentale per la formazione della loro identità nazionale e morale. Inoltre, attraverso la narrazione storica, Don Bosco cercava di trasmettere valori cristiani e patriottici, proponendo modelli di comportamento virtuoso e alimentando nei giovani una fede viva in Dio e nella Chiesa. Infine, il suo linguaggio semplice e diretto che rendeva la storia accessibile anche ai meno istruiti, in linea con la sua missione di raggiungere tutti, soprattutto i più poveri e abbandonati.
Questo libro non era solo un’opera storica, ma anche uno strumento per promuovere l’educazione integrale, che combinava istruzione, fede e preparazione alla vita sociale, secondo il sistema preventivo salesiano.
In un’epoca di grandi cambiamenti politici e sociali, come l’unificazione d’Italia, Don Bosco si rese conto che l’istruzione era un mezzo per rafforzare nei giovani una solida base culturale e religiosa. I suoi libri rispondevano alle esigenze di un contesto in cui la formazione era spesso influenzata da ideologie contrastanti.
“Lasciamoci sempre guidare dalla verità” era una massima di don Bosco in questo ambito: una rilettura delle intuizioni di questo Santo, ci aiuterebbero a capirne la contemporaneità. In coerenza con i suoi insegnamenti sempre molto attuali, il centro studi Salesian & Don Bosco Research di Roma, ha messo una app di intelligenza artificiale che permette di esplorare le fonti su Don Bosco e il suo lavoro. Le risorse (ognuna delle quali ha un abstract ed il testo originale) riguardano educazione, storia e spiritualità salesiana ed è possibile dialogare con un assistente di intelligenza artificiale, specializzato nell’agevolare la ricerca.

La storia di don Bosco continua…
