Don Bosco Borgomanero

Due «PAROLE»

Omelia ai ragazzi della scuola nella festa di don Bosco.

Don Bosco è stato un «protagonista», ha costruito pezzo per pezzo la sua vita e per farlo «si è fatto aiutare» dovunque trovava collaborazione e sostegno. Ma comunque ha fatto la sua strada e oggi siamo qui a parlare di lui, a seguire il suo messaggio educativo. Ho letto che «Tutte le persone camminano sulla terra ma solo alcune lasciano delle tracce». Don Bosco è uno di questi.

1. PROTAGONISTA vs FACILE.IT

Diceva ai ragazzi: “Datevi presto a Dio”. Voleva dire di non sprecare il proprio tempo e tutte le occasioni perché si diventa grandi vivendo bene la propria giovinezza. Non ha avuto una vita facile.it.

  • A 2 anni gli muore il papà.
  • Siamo in un ambiente contadino: la povertà, la fame sono il quotidiano.
  • Un fratellastro antipatico che non vuole che studi ma che zappi la terra perché studiando non si produce pane.
  • E don Bosco che capisce l’importanza dell’istruzione studia e lavora.
  • Però è tutto molto difficile e allora va via di casa, e va a Chieri.
  • Qui per poter studiare Impara un sacco di mestieri che gli verranno utili poi per aiutare i ragazzi e poi riesce a raggiungere il suo sogno e diventa prete.

2. SI LASCIA AIUTARE vs SELF-MADE MAN

Diceva ai ragazzi: “Fidatevi della Provvidenza” ma la Provvidenza ha tante facce e bisogna riconoscerla per poterla apprezzare e utilizzare.

  • Il primo aiuto è Mamma Margherita. Dirà “tutto quello che so l’ho imparato da mia mamma”.
  • Don Calosso lo incontra piccolino e capisce che quel bambino è un talento e lo aiuta a studiare latino e lo sostiene economicamente.
  • Si sceglie gli amici: Luigi Comollo è uno di quelli citati nelle sue “memorie dell’oratorio”.
  • Organizza il gruppo degli amici (il gruppo dei pari) per aiutarsi a vivere bene da protagonisti la loro stagione formativa. A Chieri fonda “la società dell’allegria”.
  • Don Cafasso è la sua guida quando don Bosco diventa prete e vorrebbe partire per le missioni o entrare nell’ordine francescano. Ma il suo “aiuto” gli fa capire che i ragazzi sono il suo mondo.
  • Crea un vasto movimento di collaboratori: gli industriali ai quali don Bosco affida i suoi ragazzi perchè imparino un lavoro (Don Bosco primo sindacalista), i ministri ai quali va a chiedere orientamenti e riesce a ottenere nonostante fossero anticlericali, i fornitori che aspettano sempre di essere pagati, la Provvidenza.
  • Si fa aiutare dai suoi ragazzi con i quali fonda la Pia Società di San Francesco di Sales (I Salesiani).
  • La preghiera è il suo aiuto principale. Don Bosco fonda tutto sulla Eucaristia e la devozione alla Madonna, la sua maestra nel sogno dei 9 anni.
  • Impara e copia da tutti (San Filippo Neri, gli oratori vari) ma “non va dove il sentiero lo può portare; va invece dove il sentiero non c’è ancora per lasciare dietro di lui una traccia unica”. Con i suoi ragazzi inventa il suo sentiero educativo e lascia una traccia che oggi si rivela l’unico metodo non solo in grado di sostenere i ragazzi del suo tempo ma soprattutto i ragazzi in questo nostro momento storico. Perché il “Sistema preventivo” si fonda sull’ambiente educativo, la casa, lo spirito di famiglia, il cortile, lo stare-bene-insieme: Salesiani, docenti laici, educatori, genitori, gruppo dei pari (le compagnie). Don Bosco dice che non basta dare delle regole e, se i ragazzi non le rispettano, punirli. Questo è un sistema repressivo. Ma stare in mezzo ai ragazzi, condividere la vita, lo studio, la pietà, l’allegria… perché sia facilitato l’osservanza delle regole. Questo è il sistema preventivo.

3. LASCIAMO PARLARE DON BOSCO.

  • «Non basta amare i giovani. Occorre che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi si accorgano di essere amati». Amore riconosciuto.
  • «E che essendo amati in quelle cose che loro piacciono, imparino a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco». Amore ricambiato.
  • «Negli antichi tempi dell’Oratorio lei stava sempre n mezzo ai giovani e l’affetto era quello che ci serviva di regola». L’affetto è generatore di disciplina.
  • «Senza familiarità non si dimostra affetto e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza». Clima di famiglia come una seconda casa.
  • «Chi sa di essere amato ama e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani». Così la scuola diventa una seconda casa.
  • Ma l’amore non è una parola qualsiasi, l’amore è l’anima di Don Bosco tutta votata alla felicità dei giovani. Esige continua attenzione, preparazione, rinuncia, pazienza. Al suo primo collaboratore don Rua dirà: «Studia di farti amare!».

È tutto qui.

Preghiera per Don Bosco.

O Padre tenerissimo al cui cuore Don Bosco ha attinto la forza d’amare, dona a noi la capacità di amare con il suo stesso cuore.

Aiutaci a capire che «amare i giovani vuol dire accettarli come sono, spendere tempo con loro, condividere i loro gusti e i loro temi, dimostrare fiducia nelle loro capacità, tollerare quello che è passeggero e occasionale, perdonare silenziosamente quelle che è involontario, frutto di spontaneità e immaturità».

Solo così potremo educare i giovani ed essere, come Don Bosco, segni del tuo amore che previene. Amen