“Ciao, dove sei?” In giro; “Come è andata a scuola?” Bene; “Cosa hai fatto?” Niente…
Carissimi Genitori, Docenti, ragazze/i,
se anche per Voi, queste sono un esempio di “domande di fila”, sempre più ricorrenti, tra genitori/ figli/e… allora “benvenute/i” a tutti quanti J) Sono esempi di dialoghi che spesso avvengono attraverso smart phone.

E che sia una telefonata, un vocale o un testo su whatsapp, generalmente il dove sei? È solo il preludio di ciò che conta davvero e cioè: E con chi?, per poi concludere con il binomio: Quando torni? Ti vengo a prendere? Se si potessero georeferenziare tutte le risposte di ragazze/i si potrebbero elaborare le nuove mappe dell’aggregazione giovanile. E se si potessero registrare le ansie e le paure dei genitori collegate alle risposte, si avrebbero anche delle nuove mappe socioemotive…
Siamo oggi in un contesto sociale dove i genitori teen agers si trovano alle prese con le dimensioni inedite di una infosfera a cui tutti apparteniamo, che impattano sull’educazione delle nuove generazioni in modo ormai più che evidente. Ma che non sappiamo ancore bene come… Sappiamo però che funzionano meno i modelli educativi precedenti, basati su un autoritarismo, ma non sono efficaci nemmeno le logiche del “laissez faire”. È un dato di fatto che il tempo trascorso tra genitori e figli è molto diminuito (anche se il pranzo insieme non c’è più, nemmeno ci si incontra sempre a cena e comunque il dopo cena sembra vedere ognuno impegnato sul proprio device preferito, v. immagine). E ciò sia nelle famiglie tradizionali, sia in quelle ri-composte, con il rischio che dal punto di vista educativo si insinui il “modello dell’abbandono”, che chiaramente non funziona. Da qui un maggior senso del controllo, tanto che sembra impensabile che i nostri figli/e oggi escano di casa senza smartphone (ma noi i nostri genitori come hanno fatto a sopravvivere ???). Eppure sappiamo che ipercontrollo ed ossessione non sono educativi …

Oggi siamo di fronte a ragazze/i sicuramente molto più vivaci e mobili – piuttosto che cattivi o devianti – con grossi potenziali, ma che spesso agiscono soli in un mondo in cui alla sovrabbondanza di mezzi corrisponde un deficit di fini. Sono probabilmente generazioni molto immerse in una sperimentazione continua, anche rispetto alla trasgressione (ciò che fanno da sempre gli adolescenti…), ma con meno orientamenti valoriali (umani o trascendenti). Si dispone di tantissimi mezzi, senza però avere dei fini… Gli adolescenti, quindi, spesso agiscono senza aver definito chiaramente cosa sia bene e cosa no, anzi con dei confini molto fluidi e personali tra questi due universi. Tutto ciò sollecita a percorrere vie senza una domanda rispetto al perché, al senso di ciò che si sta facendo. Sprecando così occasioni, talenti, passioni… Se le relazioni genitoriali sono – come descritte – molto protettive, la famiglia diventa per ragazze/i sicuramente casa, focolare, quindi luogo degli affetti e del calore umano, facendo nascere quel sentimento del “sentirsi a casa”, che è molto di più dello spazio fisico, ma è anche accoglienza anche di altri e sempre più degli amici e/o partner dei figli. Con grande disinvoltura le case sono luoghi di aggregazione di piccoli gruppi e coppie, sia nelle camerette (soprattutto), sia nei luoghi comuni e gli ospiti a cena sono diventati più spesso gli amici dei figli che dei genitori … Se questi sono i nuovi scenari in cui i nostri figli e figlie stanno crescendo, come può esercitarsi una corretta ed efficace azione educativa genitoriale? Di questo si parlerà sabato 15 dalle 15,30 con il dott. Alberto Pellai, che tornerà al don Bosco per un incontro di formazione, a cui qui è possibile prenotarsi:












