Domenica delle palme

La fede in Gesù di un ladrone

e di un centurione romano

 vs il tradimento dei suoi discepoli.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

E pensare che Pietro aveva spergiurato

che non l’avrebbe mai tradito

e che era disposto a morire con Lui.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

La croce è la prova che non c’è niente da fare

di fronte alla violenza e alla cattiveria

che trasformano anche i più buoni,

come in questo caso la folla che pochi giorni prima gridava “Osanna Osanna” e ora grida “crocifiggi crocifiggi”? E le parole di Gesù che dominano in tutto il Vangelo come potenti, liberatorie, capaci di convertire, di scaldare i cuori, di resuscitare i morti, ora non sono capaci di bucare il clamore e le grida dei violenti?

Sento davvero che questa scena così drammaticamente descritta dal vangelo sia in sintonia con quello che accade attorno a noi. Le voci dei poveri sono sempre più inascoltate. Le grida dei mercati finanziari che stritolano i paesi poveri, le grida di battaglia delle guerre che si scatenano, le grida anche tra di noi di chi semina odio e razzismo, tutto questo sembra soffocare la voce di Gesù e sembra annullare la potenza della sua Parola. Anche nella comunità cristiana le grida delle critiche reciproche, degli scandali che emergono, soffocano la parola di verità di Gesù, una parola che sembra davvero inascoltata anche da chi la dovrebbe diffondere nel mondo. E anche nelle nostre famiglie le grida dei litigi, delle critiche senza amore insieme alla sordità reciproca, alla fine mettono a tacere le parole di Gesù, ridotto a quadretto solitario sopra la porta di casa e nulla più. E così anche nel nostro mondo, nella società dove viviamo, nella Chiesa e nelle nostre famiglie, Gesù finisce in croce, cacciato fuori dalla città santa di Gerusalemme e condannato al silenzio. La croce anche a guardarla oggi sempre davvero solo il simbolo che Dio è morto, che il suo Figlio è stato messo a tacere perché scomodo.

Ma la croce è salvezza,

e la potenza di Dio trasforma il patibolo di Gesù

non in stazione di arrivo della sua storia,

ma come stazione di ripartenza per una nuova vita.

Il Calvario non è un binario morto, ma un binario che fa accelerare la storia di Gesù e della sua parola verso il cielo. Con la croce, proprio al termine di quella serie di processi che hanno condannato lui ma anche coloro che lo condannano, Gesù dimostra che la morte è vita nell’amore. Guardando la croce il cristiano sa che non è persa la speranza perché dalla croce è nata una nuova vita ancora più potente nell’amore. Le grida dei violenti non hanno smorzato la voce potente di Gesù, che proprio sulla croce e poi nel sepolcro dicono al mondo e a me, che la vita è più forte, che il bene è più potente, che se ci credo posso davvero trovare vita anche sul Calvario.

La croce che per noi cristiani

è simbolo fortissimo della nostra fede,

è segno dei nostri fallimenti e dei nostri peccati,

ma allo stesso tempo è un forte messaggio

che in essi non c’è l’ultima parola

e che la speranza non è mai spenta.

In quei processi violenti narrati da Luca, ci sono anche io, lo riconosco. Sicuramente anche io con le mie incoerenze di fede ho gridato più il nome di Barabba e non il nome di Gesù. Ma alla fine come Gesù sulla croce muore per tutti, per il Sinedrio, per Pilato, per Erode, per Barabba, per il popolo e anche per Giuda, così muore anche per me, con un amore che è grido di vita, grido di risurrezione. (G. B.)