Chessidice? Maria, donna dei nostri giorni

1 ottobre 2025

di don Tonino Bello

Maria, la sentiamo di casa, esperta di tradizioni antiche e di usanze popolari. Che, attraverso le coordinate di due o tre nomi, ricostruisce il quadro delle parentele, e finisce col farti scoprire consanguineo con quasi tutta la città. Vogliamo vederla così. Immersa nella cronaca paesana. Con gli abiti del nostro tempo. Che non mette ,soggezione a nessuno. Che si guadagna il pane come le altre.

Donna di ogni età: a cui tutte le figlie di Eva, quale che sia la stagione della loro vita, possano sentirsi vicine.

Vogliamo immaginarla adolescente, mentre nei meriggi d’estate ,risale dalla spiaggia, bruna di sole e di bellezza, portandosi negli occhi limpidi un frammento del nostro mare. E passando per il centro, saluta la gente con tenerezza. E ispira in chi la guarda nostalgie di castità. E ,conversa nel cerchio degli amici, la sera. E rende felici gli interlocutori, ,che la ripagano con sorrisi senza malizia. E va a braccetto con le compagne, e ne ascolta le confidenze segrete, e le sprona ad amare la vita.

Vogliamo sperimentarla mentre passa per le strade del centro storico e si ferma a conversare con le donne. O incontrarla al cimitero, la domenica, mentre depone un fiore ai suoi morti. O mentre il giovedì msi reca al mercato, e tira sul prezzo anche lei. O quando alla mezza, con mtutte le altre madri davanti alla scuola, attende che il suo bambino esca da scuola per mportarselo a casa e ricoprirlo di baci.

Non la vogliamo ospite. Ma concittadina. Interna ai nostri mproblemi comunitari. Contenta di condividere la nostra esperienza spirituale, mcontraddittoria ed esaltante.

Maria, la vogliamo sentire così. Tutta nostra, ma senza gelosie.

La vogliamo nelle nostre liste anagrafiche. Nei sogni festivi e nelle asprezze feriali. Sempre pronta a darci una mano. A contagiarci della sua speranza. A farci sentire, con la sua struggente purezza, il bisogno di Dio. E a spartire con noi momenti di festa e di lacrime. Profumi di forno e di bucato. Lacrime di partenze e di arrivi. Come splendida creatura che ha il domicilio sotto il nostro stesso numero civico. E riempie di luce tutto il cortile.

Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad abitare in mezzo a noi.

Tu hai predetto che tutte le generazioni ti avrebbero chiamata beata. Anche la nostra vuole cantarti la sua lode non solo per le cose grandi che il Signore ha fatto in te nel passato, ma anche per le meraviglie che continua a operare in te nel presente. Fa’ che possiamo sentirti vicina ai nostri problemi. Non come Signora che viene da lontano a sbrogliarceli con la potenza della sua grazia. Ma come una che, gli stessi problemi, li vive sulla sua pelle, ne conosce l’inedita drammaticità, ne percepisce le sfumature del mutamento, e ne coglie l’alta quota di tribolazione.

Santa Maria, donna dei nostri giorni, liberaci dal pericolo di pensare che le esperienze spirituali vissute da te duemila anni fa siano improponibili oggi per noi, figli di una civiltà che, oltre che postmoderna e postindustriale, si qualifica anche come postcristiana. Facci comprendere che la modestia, l’umiltà, la purezza sono frutti di tutte le stagioni della storia, e che il volgere dei tempi non ha alterato la composizione chimica di valori come quali la gratuità, l’obbedienza, la fiducia, la tenerezza, il perdono. Valori che tengono ancora e che non andranno mai in disuso. Ritorna, perciò, in mezzo a noi, ad offrirci l’edizione aggiornata delle grandi virtù umane che ti hanno resa grande agli occhi di Dio Santa Maria, donna dei nostri giorni, dandoti per nostra madre, Gesù ti ha costituita non solo conterranea, ma anche contemporanea di tutti.

Prigioniera nello stesso frammento di spazio e di tempo. Nessuno, perciò, può addebitarti distanze generazionali, né gli è lecito sospettare che tu non sia in grado di capire i drammi della nostra epoca.

Mettiti, allora, accanto a noi, e ascoltaci mentre ti confidiamo le ansie quotidiane che assillano la nostra vita moderna: lo stipendio che non basta, la stanchezza da stress, l’incertezza del futuro, la paura di non farcela, la solitudine interiore, l’usura dei rapporti, l’instabilità degli affetti, l’educazione difficile dei figli, l’incomunicabilità perfino con le persone più care, la frammentazione assurda del tempo, il capogiro delle tentazioni, la tristezza delle cadute, la noia del peccato. ..

Facci sentire la tua rassicurante presenza, o coetanea dolcissima di tutti.

E non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome, nel quale, sotto la stessa lettera alfabetica, non risuoni anche il tuo, e non ti si oda rispondere: «Presente!». Come un’antica compagna di scuola.