«Christus vivit». Il dialogo tra giovani e adulti per una Chiesa che annuncia
Fonte: Avvenire, di Paola Bignardi, mercoledì 18 settembre 2019
La domanda di Francesco suggerisce il confronto tra le generazioni. Percorsi di fede senza schemi prestabiliti e la sfida al rinnovamento della comunità
Il periodo preparatorio al Sinodo e poi la celebrazione dell’evento sinodale hanno permesso ai giovani di dire il loro sogno sulla Chiesa e sul mondo. E benché i sogni siano sempre eccedenti rispetto alla realtà e alle possibilità di essa, tuttavia dicono orientamenti importanti e decisivi.
I giovani hanno manifestato la loro idea di Chiesa, spesso a partire dalle loro critiche, insoddisfazioni, inquietudini: del resto Papa Francesco li aveva incoraggiati ad esprimersi con franchezza e senza reticenze; lo fa anche nella Christus vivit, quando scrive che la Chiesa ha «bisogno di raccogliere la visione e persino le critiche dei giovani» (n. 39).
Qualcuno aveva pensato che il Sinodo avrebbe detto che cosa la Chiesa deve fare di diverso e di nuovo per le nuove generazioni, i giovani invece le hanno detto che la vorrebbero diversa, semplicemente; le loro attese non riguardano le proposte della Chiesa, ma il suo essere, lo stile e le priorità delle comunità cristiane. Attraverso lo sguardo dei giovani, la Chiesa è stata provocata a guardare sé stessa e a capire meglio quale esperienza ecclesiale oggi può esprimere la fedeltà al Vangelo (cfr CV 41). Che cosa chiede Papa Francesco a tutti?
Domanda che ai giovani si riconosca un ruolo non da eterni scolaretti, ma da interlocutori: della Parola innanzitutto, e poi delle comunità, delle altre generazioni. L’interlocutore è un partner attivo, che ha un pensiero, una soggettività, un proprio modo di vedere le situazioni e di entrare in relazione con esse. Occorre far credito al pensiero e alla sensibilità dei giovani. Essi rappresentano la componente più innovativa della società, e questo aspetto costituisce la loro principale risorsa; nei contesti in cui vivono essi portano un modo non abituale di guardare alla vita, che è dato dalla loro tensione al futuro. Spesso è proprio questo che le generazioni adulte rifiutano: le abitudini in cui si sono consolidate e le sicurezze che hanno acquisito attraverso l’esperienza costituiscono un patrimonio che può diventare zavorra: esse possono portare ad atteggiamenti di difesa, alla presunzione di essere gli unici in grado di affrontare le questioni, alla pigrizia che rifiuta la fatica di misurarsi con approcci nuovi…
Rifiutare una relazione positiva e accogliente con le nuove generazioni significa condannarsi a fare le cose come si sono sempre fatte, e a collocarsi rapidamente fuori tempo. Non per questo i giovani devono essere ritenuti indiscutibili nelle loro posizioni: …
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