Chessidice? Non multate i bambini che giocano a pallone
25 settembre 2025
Un episodio a Murano, dove 11 ragazzi sono stati multati per aver giocato a pallone, diventa per Alberto Pellai un simbolo: la società che non tollera più l’infanzia. Gioco, libertà e crescita vanno difesi come diritti fondamentali (n.d.r.).
di Alberto Pellai
I media ieri hanno raccontato la vicenda di 11 preadolescenti multati a Murano perché giocavano a pallone nella piazzetta adiacente le loro abitazioni dove non ci sono auto e lo spazio è simile a quello di un grande cortile. I ragazzi sanzionati hanno tra i 10 e i 13 anni. Ma le forze dell’ordine, avvertite dai residenti perché il loro è un gioco rumoroso, intervengono e li sanzionano tutti, con una multa da 50 euro. In questa storia, apparentemente quelli sbagliati sono i ragazzi. Lo sono su un piano oggettivo: lo spazio che occupano con la loro attività di gioco è interdetto al gioco dei bambini. In tutta Murano esiste un solo spazio in cui i bambini possono giocare. Quindi le forze dell’ordine che sanzionano su segnalazione dei residenti stanno facendo la cosa giusta secondo la legge. Ma io trovo in questa notizia un’ingiustizia tremenda. Stamattina, partecipando alla trasmissione TG1 mattina news ho visto in diretta lo spazio in cui giocavano i ragazzini multati. Era una sorta di grande spazio quadrato su cui si affacciano le finestre dei palazzi di tutti i residenti. In quei palazzi ci sono famiglie con figli. Fino a pochi anni fa, gli adulti sapevano tollerare il gioco dei bambini. Tutti erano genitori di tutti. Nessuno voleva che i bambini giocassero in silenzio o rinunciassero al gioco, che come dice Maria Montessori, è il mestiere dei bambini. Oggi, invece, gli adulti rivendicano il diritto a vedere tutelato il loro bisogno di silenzio, chiedendo che il gioco a palla di una decina di preadolescenti venga interrotto e sanzionato. Oggi più che mai, permettere ai preadolescenti di essere “fuori dalla loro stanza” a giocare a pallone non rappresenta solo un diritto di quei ragazzi, ma un dovere di cui l’intero mondo adulto deve sentire la responsabilità. Ed è anche un compito di sanità pubblica, se vogliamo garantire a chi cresce, il diritto alla salute fisica, psicologica e socio-relazionale. Purtroppo, negli ultimi anni abbiamo sempre più sviluppato un’attitudine adulta che considera l’infanzia un ingombro nelle nostre vite. Abbiamo rinunciato alla genitorialità sociale. E abbiamo preferito vedere i nostri figli giocare davanti a uno schermo piuttosto che fuori nel mondo. Amministrazioni comunali organizzano convegni e giornate di studio sull’emergenza educativa e poi multano 11 ragazzi che giocano a pallone perché fanno rumore. Voi avete mai giocato a pallone in silenzio? Permettere a quei ragazzi di occupare il suolo pubblico per giocare è la condizione che permetterà a quei ragazzi di non sentire ostile il luogo in cui vivono, sviluppando un senso di appartenenza al loro gruppo di gioco, ma anche al loro territorio di vita. Se non permettiamo ai nostri figli di tornare fuori nel mondo, invece che stare chiusi nelle loro stanza, la loro crescita sarà sempre più a rischio e fragile.
Lasciate giocare i bambini! Lasciate che giochino a pallone e che il loro gioco disturbi il vostro desiderio di quiete. Anche per questo io e Barbara Tamborini abbiamo scritto “Esci da quella stanza” un libro di approfondimento e denuncia per aiutare i genitori a riportare i propri figli fuori nel mondo.
E voi cosa ne pensate? Se volete, condividete questo messaggio con altri genitori ed educatori. Su un tema così, oggi più che mai si deve fare rumore.