EDUCARE, UN COMPITO, UNA RESPONSABILITÀ, UNA VOCAZIONE

Richiamare l’attenzione sul problema dell’educazione non è mai troppo, specie oggi in cui, per una molteplicità di circostanze, si dimostra una risorsa strategica indispensabile per la realizzazione degli individui e per lo sviluppo delle nazioni e, paradossalmente, le istituzioni, che più dovrebbero avvertire la necessità di promuoverla, sembrano essere distratte da altri problemi di più sicuro successo sul piano politico.

Fonte: RIFLESSIONI, di Francesco Macri

Questa indifferenza, o comunque non sufficiente interesse, verso l’educazione è da considerarsi un errore grave a giudicare da quanto si sta determinando a tutti i livelli nella società. La dilagante corruzione politica e amministrativa, lo sfilacciamento del tessuto sociale, la trasgressività dei costumi e dei comportamenti, lo smarrimento della propria identità e delle proprie radici, l’abbandono dei grandi valori, l’abbassamento dei livelli di competenza professionale e, quindi, l’inadeguatezza a sostenere la competizione globale, sono alcuni inquietanti segnali che indicano che senza educazione non vi è futuro e che ogni progetto di rinnovamento, moralizzazione e modernizzazione di un Paese non può prescindere da essa.

La famiglia e la scuola in un patto di reciproca solidarietà, devono evitare di essere trascinate nello stesso errore; devono farsi carico di assumere il problema dell’educazione, di porlo nella loro agenda non tra le cose straordinarie ma quotidiane, di sopperire al disimpegno degli altri con un supplemento di forte determinazione. Un lavoro non di poco conto perché richiede dedizione, professionalità, amore, ma il cui esito non mancherà di ripagare abbondantemente i sacrifici sostenuti.

L’educazione non ha ricette valide per tutte le stagioni. Non dispone di regole che possano funzionare comunque e sempre. Gran parte dei valori e dei principi ai quali si ispira, certo, sono stabili nel tempo, in quanto si riferiscono ad un quadro antropologico, e per un credente anche teologico, abbastanza definito e condiviso, ma le modalità della loro declinazione, non possono non tenere conto della diversità e specificità delle situazioni sociali e culturali, delle particolari emergenze del momento storico, della fluida mutevolezza della condizione giovanile, dei processi di globalizzazione in atto.

Si impone da sé, quindi, una riflessione che individui nuove risposte ai nuovi problemi, scruti il mondo della postmodernità che, in maniera incomparabilmente più rapido del passato, si trasforma, si rende più complesso, soggiace a nuovi paradigmi culturali, come il relativismo, lo scientismo, l’agnosticismo e tenga conto che la società tradizionale, più omogenea e statica, sta lasciando il posto ad una multietnica, multirazziale, multiculturale, multireligiosa.

LUTOPIA DELLEDUCAZIONE

Poiché la scuola è per definizione finalizzata all’educazione, non può essere, rispetto ad essa, né neutrale, né indifferente. Deve, perciò, avere necessariamente un suo specifico e definito progetto culturale e pedagogico, in cui si proponga (non si imponga) un positivo modello di uomo e di società; deve presentarsi, in un mondo sonnolento e impigrito dalla opulenza e dal consumismo, come lucida profezia di valori; deve saper promuovere la libertà, la responsabilità, la solidarietà, la democrazia. Deve, cioè, essere una scuola della persona e per la persona, una scuola per un mondo nuovo, più umano, più vivibile.

Le trasformazioni che stiamo vivendo, così rapide e sconvolgenti; le tensioni sociali e i conflitti armati che ogni giorno mietono abbondanti le loro vittime; le tecnologie, sempre più potenti, più pervasive, meno controllabili che l’umanità trova a sua disposizione; il degrado ambientale, il saccheggio e lo sperpero delle risorse naturali; i processi inarrestabili dell’interdipendenza delle nazioni; la globalizzazione dei mercati e della finanza; la caduta delle ideologie e dei valori tradizionali; la crisi della famiglia; la frammentazione del tessuto sociale; la devianza giovanile e la criminalità organizzata; l’avvento delle società multietniche, multirazziali, multireligiose; le manipolazioni genetiche, ecc., ci avvertono che il pianeta Terra avrà un futuro solo se verrà riconosciuta la centralità della persona umana e se ci saranno uomini capaci di guidare la vita personale e collettiva nella direzione dello sviluppo pieno e solidale.
Si tratta di pensare appunto alla formazione di una umanità nuova. Si tratta di capire che il futuro è legato alla scelta della qualità dell’istruzione e dell’educazione. Nessuno nega l’urgenza e la necessità di profonde riforme strutturali delle nostre società, ma bisogna essere pienamente convinti che [continua a leggere]