Oggi castagne e festa d’autunno.
Il profumo delle castagne calde si è mescolato alle risate dei ragazzi, alle voci degli animatori e all’aria frizzante di novembre. Come ogni anno, la Castagnata salesiana è stata un momento di incontro, gioco e famiglia: una tradizione che affonda le sue radici nel celebre miracolo di don Bosco, quando — pur avendo poche castagne — riuscì a distribuirle a tutti i suoi ragazzi, segno concreto di una Provvidenza che si moltiplica nella condivisione.
Anche quest’anno, nel nostro cortile, quella stessa atmosfera di fiducia e di fraternità ha preso vita di nuovo. Ma questa volta c’era anche un mistero da risolvere: l’allenatore non si era presentato al primo allenamento. I ragazzi, tra giochi e sfide pensate dagli animatori dei licei, hanno scoperto che l’allenatore non era scomparso per caso: stava cercando qualcosa di più profondo. Prima di iniziare la preparazione, voleva trovare gli “ingredienti” giusti per allenarsi davvero — nella vita, nello sport e nella fede.
Il primo era lo sguardo: la capacità di alzare la testa, di accorgersi degli altri, di non fissarsi solo sulla palla o sulla meta. Nella fretta di correre, spesso dimentichiamo di vedere chi ci cammina accanto; eppure è proprio lo sguardo che trasforma un gruppo in una squadra, e una partita in un incontro.
Poi c’era la perseveranza, quella forza silenziosa che fa rialzare dopo una caduta e ricominciare anche quando sembra tutto storto. È l’allenamento del cuore, che cresce solo se si continua a credere, anche nelle giornate più faticose.
Non poteva mancare la condivisione, perché nessuno vince da solo. Le squadre forti non si costruiscono con i campioni, ma con compagni che si cercano, che sanno passarsi la palla, ascoltarsi, sostenersi. È così anche nella vita di fede: si cammina insieme, si gioisce e si cresce insieme.
E infine la gioia, quella che rimane anche quando piove o quando il campo è fangoso. È la luce che ciascuno porta dentro e che illumina il gioco degli altri. È la gioia semplice di stare insieme, di vivere con gratitudine ogni momento.
Alla fine del pomeriggio, poco prima della distribuzione delle castagne preparate dagli Alpini, dai papà, dalle mamme e dalle nonne, l’allenatore è finalmente riapparso e ha spiegato che non era davvero scomparso: era rimasto in disparte, in osservazione, per guardare i ragazzi giocare, collaborare, rialzarsi e ridere insieme. In loro aveva visto fiorire proprio quegli ingredienti che stava cercando: sguardo, perseveranza, condivisione e gioia.
Solo allora ha capito che era arrivato il momento di iniziare davvero l’allenamento — non da solo, ma insieme, come una vera squadra, pronta a crescere nella vita e nel cammino di fede.















