Educarsi alla didattica digitale riscoprendo il valore di quella in presenza

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Fonte: TUTTOSCUOLA, 18 giugno 2020

Riprendiamo la pubblicazione su tuttoscuola.com del documento “Trasformazione digitale nella scuola” di Giovanni Campagnoli ed Emanuela Negri. Di seguito una nuova parte.

Leggi la prima parte del documento
Leggi la seconda parte del documento

Come visto nella seconda parte del documento pubblicata su Tutttoscuola, ragazze/i rappresentano una “domanda” di nuova didattica, manifestando una predisposizione (o come minimo una “non avversione”) verso le nuove tecnologie, ma anche un bisogno di socialità che la Scuola ha sempre garantito. Di fatto i più giovani hanno proprio richiamato la comunità scolastica sul fatto che l’apprendimento è un fatto collettivo e pubblico. Di conseguenza, i processi di educazione all’uso della didattica digitale, possono essere attivati in modo cooperativo, in assetto di ricerca e sperimentazione. Ci si educa (ragazzi e docenti) a questo uso, si procede con test (ad esempio per software e prodotti ad hoc), si verifica (ad es. utilizzando Moduli Google per le percezioni / indicazioni di studenti rispetto agli interventi attivati ed alla efficacia delle modalità vedi Fig. 4), ci si responsabilizza come “comunità educante”. Anche i genitori vanno coinvolti in questi processi: devono essere presenti (seppur non sarà più pensabile così tanto come in questo periodo), osservanti ed in grado di produrre feed back utili alla scuola. Se in questi mesi alcuni sono stati “suggeritori” occulti durante le interrogazioni a distanza dei figli, con il riavvio diventeranno parte attiva dei processi di comunicazione scuola famiglia. Si potranno pensare modalità più smart di colloquio genitori, figli, docenti, di sportello, di ascolto, di incontri con gruppi di genitori, anche a distanza su piattaforme come Meet, Zoom, Skype, ecc.

Fig. 4. – Questionario di verifica dell’impatto della Didattica a Distanza


La media education può mettere al centro gli attori del processo di apprendimento: studenti, allievi, alunni, insegnanti e docenti, genitori. Ma anche prodotti da realizzare, i cosiddetti “compiti di realtà”. Non invece gli strumenti (il digitale, il PC, tablet, ecc.), come è stato con l’oggetto libro, da cui è conseguita una impostazione organizzativa dove il…

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