Solo l’attesa desta l’attenzione
«Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa», non è vivo, non è attento, perché solo l’attesa desta l’attenzione, l’interesse, lo stupore e solo l’attenzione interessata e stupita è capace di amare. Ti aspettiamo, Signore Gesù! Vieni, non tardare!
«Celebrare l’Avvento, significa saper attendere, e l’attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Il nostro tempo vorrebbe cogliere il frutto appena il germoglio è piantato; così, gli occhi avidi, sono ingannati in continuazione, perché il frutto, all’apparenza così bello, al suo interno è ancora aspro, e, mani impietose, gettano via, ciò che le ha deluse. Chi non conosce l’aspra beatitudine dell’attesa, che è mancanza di ciò che si spera, non sperimenterà mai, nella sua interezza, la benedizione dell’adempimento». (Dietrich Bonhoeffer, dal Sermone sulla I domenica di Avvento, 2 dicembre 1928)
Non amo attendere
Dice il profeta Osea (11, 1-4. 8-9): «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi». L’incapacità di attendere, vivere nel presentismo consumistico ci porta a buttarci negli idoli di facile guadagno e ci perdiamo il gusto di attendere «quel Dio» che non si è risparmiato proprio per incontrarci e scambiarci tenerezze indicibili! Ma noi no. Noi non amiamo attendere. Leggo una preghiera trovata su un foglietto: «Non amo attendere nelle file. Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno. Non amo attendere prima di giudicare. Non amo attendere il momento opportuno. Non amo attendere un giorno ancora. Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell’istante. D’altronde tu lo sai bene, tutto è fatto per evitarmi l’attesa: gli abbonamenti ai mezzi di trasporto e i self-service, le vendite a credito e i distributori automatici, le foto a sviluppo istantaneo, i telex e i terminali dei computer, la televisione e i radiogiornali. Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi».
Il mio cuore si commuove dentro di me.
Ancora Osea: «A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero
che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all’ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Èfraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò da te nella mia ira». Un ragazzo scrive in una lettera indirizzata a don Bosco. «Tu che sei il santo dei sogni, dammi un sogno perché io non ne ho ancora nessuno». È bella questa richiesta, ma è anche triste perché rivela che il ragazzo ha tutto, non gli manca niente e quindi non ha sogni, non ha attese. La nostra cultura è la cultura che ha ucciso l’attesa, il desiderio, il sogno. Tutto è dovuto per «vincere facile». E i nostri ragazzi hanno imparato dagli adulti il nervosismo di fronte all’attesa. Mentre Dio si commuove.
Attendere «un Dio di carne»
È incredibile come Dio abbia scelto di farsi attendere il tempo di tutto un Avvento. Perché lui ha fatto dell’attesa lo spazio della conversione, il faccia a faccia con ciò che è nascosto, l’usura che non si usura. Certo, vuole che attendiamo perchè l’attesa, l’attesa dell’attesa, l’intimità con l’attesa che è in noi, soltanto l’attesa desta l’attenzione e solo l’attenzione è capace di amare.
«Toglierò da voi il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne», aveva detto Ezechiele (36,26), perché il nostro Dio è stufo di starsene nei cieli dove noi l’abbiamo relegato e vuole vivere con noi, essere un bambino per farsi coccolare da una madre, da tutte le madri, essere un pescatore per trasformarci in pescatori di uomini. Ma ci invita ad attenderlo, perché tutto ciò che non è atteso non ci tocca il cuore, appaga solo la curiosità, non ci converte al bello, al buono, non ci spinge ad amare. E Natale è la festa dell’Amore. Attendiamolo in questo Avvento senza perderci nella caccia ai regali o nella distrazione con le statuine del presepio. Vieni, Signore Gesù!