SETTEMBRE: sognate e fate sognare

Cari genitori,

siamo partiti per una nuova avventura: 548 ragazze/i, 264 alla media, 284 liceisti, 129 CLASSICO e 155 LES, 56 dipendenti tra dirigenti, docenti ed educatori, 8 salesiani con una new entry, o meglio un glorioso ritorno, don Rino che risulta il più giovane e ha portato un guizzo di emozione abbassando la media dell’età dei salesiani facendola scendere da 80.9 a 80.5. Meraviglia!!!

Mi preme, all’inizio di questo nuovo anno, rilanciare la scuola, l’entusiasmo dei ragazzi per uscire da una fatica che abbiamo subito tutti.

Consiglio tre obiettivi su cui impegnarci insieme.

1 – SOGNATE E FATE SOGNARE dice il Papa ai Salesiani. Risvegliare i desideri, stimolare la curiosità per SUSCITARE DOMANDE VERE e aprire orizzonti di speranza e allontanarli dal divano dove il covid li aveva incollati per mesi, per sfidare le paure di questo nostro tempo.

Un detto ebraico racconta che in principio Dio creò il punto di domanda e lo depose nel cuore dell’uomo. E quindi, ovviamente, l’uomo (come nel giardino del mito delle origini) fece il contrario di quanto Dio gli aveva detto e cominciò la caccia alle risposte. Le domande pesano finché non si arriva alla risposta. La domanda lascia sospesi nel vuoto, la risposta fa poggiare sul solido. Quando uno ha la risposta ha l’impressione di essere arrivato e quindi si siede soddisfatto. Eppure Dio non mise le risposte nel cuore ma la domanda. Vorrà ben dire qualcosa, vorrà ben far capire che la domanda è più importante di tutte le risposte? O no? Per dirla con Papa Francesco «Con le risposte passate l’esame, ma senza le domande corrette non passate la vita». O per dirla con altri autori:

  • «Rainer Maria Rilke, nelle Lettere a un giovane poeta, esorta il suo interlocutore a “vivere bene le domande”, a non correre subito di porta in porta, di libro in libro, di maestro in maestro a cercare le risposte. Amare le domande, lasciarle lavorare dentro di sé, come una gestazione».
  • «Se Dio mi offrisse in una mano tutta la verità e nell’altra mano le domande sulla verità, io sceglierei la mano dove c’è la ricerca (Gotthold Ephraim Lessing).
  • “Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle. Solo una domanda può puntare oltre”. (Jostein Gaardner nel libro C’è nessuno?)
  • Domanda: cosa possiamo fare per aiutare i nostri ragazzi a guardare avanti e a non appisolarsi sul divano sazi di pigre risposte che non generano nuove domande?

2 – RICARICATE LA VOSTRA AUTOSTIMA PER FAR CRESCERE QUELLA DEI RAGAZZI PERCHÉ NESSUNO DA CIO’ CHE NON HA E SOLO DIO SA QUANTO CE N’È DI BISOGNO.

Alessandro D’Avenia riporta una lettera di una sua allieva: «Ti ringrazio per il tuo libro e per quello che fai per noi ragazzi, però per favore quando diventerai vecchio, non diventare acido come i professori normali. Non fare come quella nostra prof che il primo giorno di scuola è arrivata dicendo “Io qui non ci volevo nemmeno venire, perché non voglio avere niente a che fare con voi e con la vostra preside!”, perché è da quella frase che ho iniziato a odiarla e chissà perché nella sua materia avrò il debito…».

Vengono classificati come «normali» i professori vecchi, acidi, che non han «voglia di ragazzi» e in disaccordo fra di loro a livello di adulti. Non è una bella descrizione per incitare i ragazzi a coltivare la propria autostima e magari anche a impegnarsi nello studio! Voi genitori insieme a noi professori possiamo distruggere l’autostima dei nostri ragazzi se non stiamo molto attenti a certe dinamiche.
• Tutti conosciamo e magari abbiamo sperimentato l’importanza dell’esempio. L’esempio attira, trascina, contagia, spinge a crederci. Una comunità educativa (docenti e genitori) deve mettere in cantiere, nella manutenzione ordinaria della offerta formativa, anche la «manutenzione dell’autostima dei docenti e dei genitori». Se si fa squadra, se si crede agli obiettivi, se si «amano» i ragazzi non è possibile presentarsi sul campo demotivati, flaccidi, spenti, delusi, arrabbiati, malvestiti… Altrimenti si diventa «normali»!.

  • Nella mia scuola mi pare di capire che gli insegnanti che ci credono sono tanti e non regna una «normalità» piatta perché tutti insieme crediamo nell’importanza dell’educazione e nella bellezza di metterci a disposizione dei ragazzi.
  • In questo momento storico dobbiamo puntare molto sull’incoraggiamento che equivale alla vitamina o all’antibiotico o a quei prodotti che “tirano su”!
  • La stima e l’incoraggiamento manifestati per un lungo periodo e in sovrabbondanza, soprattutto in caso di un fallimento personale, danno un bel contributo per costruirsi autodifese contro facili scoraggiamenti, legati a demotivazioni di sfiducia o al normale confronto con chi trova tutto più facile e immediato e passa da un successo all’altro. Ognuno è se stesso e necessita di atteggiamenti unici e calati in situazione. Non ricevere mai una lode, essere additato sempre come uno che non combina niente (anche se è vero) non aiuta a dire «posso-farcela, basta che io ci creda perché altri credono in me e perché tanti sono in situazione peggiore della mia eppure…». Incoraggiare vuole dire «dare cuore». L’educatore dà cuore ai ragazzi per aiutare il loro cuore a funzionare senza aritmia e senza fibrillazioni pericolose. Nell’adolescenza si sa, a volte il cuore prende a battere all’impazzata ed è proprio in quel momento che l’educatore sa trovare le vitamine e, se occorre, l’antibiotico miracoloso

3 – CAMMINATE CON I PIEDI PER TERRA E CON IL CUORE ABITATE IL CIELO.
Lo dice don Bosco ai suoi ragazzi. Non gli piacciono i ragazzi che razzolano come polli a caccia di granaglia ma li vuole aquile che spiccano il volo per conquistare il cielo e godere di panorami che sanno di paradiso. Come? Richiamiamo due citazioni di don Bosco:

● «Miei carissimi figlioli in Gesù Cristo, vicino o lontano io penso sempre a voi. Uno solo è il mio desiderio, quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità».

● «Non basta amare i giovani. Occorre che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi si accorgano di essere amati… E che essendo amati in quelle cose che loro piacciono, imparino a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente loro piacciono poco».

● Antoine de Saint-Exupery scrive: “Se vuoi costruire una nave, non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa sete si metteranno subito al lavoro per costruire la nave”. (Le Petit Prince)

E qui cari genitori concludo questo invito a condividere la passione educativa insieme agli insegnanti, preoccupati certo della riuscita scolastica, ma senza perdere di vista la crescita globale per accompagnare i ragazzi ad essere progressivamente responsabili della loro vita da “buoni cristiani e onesti cittadini”, per dirla ancora con don Bosco.
Lui ci guidi. La Madonna Ausiliatrice ci protegga. E noi “imitando la pazienza di Dio” camminiamo con i nostri ragazzi apprezzando ogni piccolo miglioramento perché un educatore non perde occasione per sottolineare il progresso anche e soprattutto quando i miglioramenti sono… insensibili!!!
BUON ANNO!!!

Don Giuliano con i Docenti e gli Educatori
I Salesiani (l’ospite centrale è don Pascual Chavez, emerito Rettor Maggiore dei Salesiani)