PERCHÉ TOMMASO NON CREDE?
Gesù a Tommaso: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; bea¬ti quelli che non hanno visto e hanno creduto!». «Il Risorto ci chiede di risorgere. E il risor¬gere riguarda noi, la nostra vita in ogni istante. In ogni istante devo distaccarmi dal mio pic¬colo io raggrinzito e prepotente per far vivere un Tu più gran¬de». (S. Tamaro)
«Eccomi, sono la serva del Signore»
Mi sono sempre chiesto come sia stato possibile che una ragazzina di Nazaret, di 13 anni, di fronte a una richiesta così assurda e senza nessuna assicurazione (una parente sterile-incinta?), abbia potuto decidere in quattro e quattr’otto e dire di sì, firmando un foglio in bianco. Superficialità adolescenziale o personalità precoce? Spirito di avventura, narcisismo esasperato o capacità di gestire la propria vita? La Parola ci dice che lei conservava tutto nel suo cuore convinta che nulla è impossibile a Dio e che le cose di Dio si capiscono sempre dopo perché noi siamo miopi, non vediamo lontano, e vogliamo sicurezze senza riuscire a percepire quanto ci offre Dio ogni volta che ci fidiamo di lui, ogni volta che rischiamo sulla sua Parola!
«Se non metto il dito…»
Noi invece ci ritroviamo tutti a nostro agio nella figura di Tommaso. Il nostro coraggioso Tom che due giorni prima sprona gli apostoli per andare a morire con Gesù, atteggiamento tipico di un carattere impetuoso, di uno che ama tirare il gruppo, e due giorni dopo sembra smarrito e pieno di paura nella sua arroganza incredula. Dov’era la sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei e venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e augurò pace a tutti? Non sappiamo. Ma quel primo giorno dopo il sabato, lui non c’era e non vide il Signore. Ma vide i suoi compagni, i suoi amici. E non gli bastò vederli per credere che il Risorto era stato in mezzo a loro. Il motivo? Certo il suo temperamento pragmatico. Ma, mi viene un dubbio, non è che non ha creduto perché i suoi, che quel giorno gli diedero l’annuncio, proprio non ne avevano la faccia, barricati com’erano dietro le porte chiuse, dietro le loro paure? La notizia della risurrezione era una bomba e loro non davano proprio l’impressione di averlo incontrato. Non avevano la faccia di chi si è sentito alitare sul volto il soffio dello Spirito, lo Spirito che spinge, rivoluziona, mette in cammino, fuori dall’aria ammuffita, nella libertà, in pieno sole. I loro volti smarriti non dicevano la bella notizia. Anzi! Tanto che Tommaso non ci crede per niente!
Facciamo un gioco Supponiamo che tu hai studiato per bene il tuo catechismo per i sacramenti. Facciamo finta che, durante l’adolescenza ti sei preso un po’ di… pausa per riflettere come fanno le coppiette e hai pascolato nei prati del vicino che ti sembravano molto più verdi di quello della tua chiesa. A un certo punto della tua vita hai sentito il bisogno di ritornare sui tuoi passi e ti presenti sul prato dei tempi del catechismo per cercare una risposta al tuo vuoto, per percepire un anelito di infinito, qualcosa che riempisse la tua vita di significato, una spinta a volare più alto. Tu pensi che al tuo arrivo qualcuno ti verrà incontro come quel Padre che quando vide ancora il figlio lontano gli corse incontro, lo abbracciò, lo baciò e diede ordine di ammazzare il vitello grasso e fare festa per il ritorno del figlio? No? Allora, se non proprio sulla piazza, certamente penserai che andando in un confessionale troverai uno che ti farà festa e ti manifesterà tutta la sua gioia accogliendoti a braccia aperte…! Se tutto questo non succederà hai ancora una possibilità. Entra in chiesa alla domenica mattina e prendi parte a una celebrazione eucaristica e troverai tante persone che si radunano per fare festa perché il loro Dio è risorto e ha vinto la morte. Non senti i canti di festa? Non vedi i visi sorridenti? Non vedi con quale entusiasmo si scambiano il segno della pace e sfilano cantando felici per andare a mangiare il loro Dio? No? Sappi allora che ogni volta che ti fermerai e aiuterai un povero, che manco conosci, «l’hai fatto a Lui» e lì Lo troverai certamente, e solo lì potrai appoggiare le dita sul Suo costato e dire «Signore mio e Dio mio», caro il mio Tommaso!