Per un’educazione integrale nella scuola
“Il nichilismo è alle porte: da dove ci viene costui il più inquietante fra tutti gli ospiti?” (F. Nietzsche, fr. 2, in Frammenti postumi, 1885-1887).
Fonte: Riflessioni, di Francesco Macri’, 27 novembre 2021
“Nietzsche chiama il nichilismo il più inquietante (Unheimlich) fra tutti gli ospiti, perché ciò che esso vuole è lo spaesamento (Heimatlosigkeit) come tale. Per questo non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di quest’ospite e guardarlo bene in faccia”. (M. Heidegger, La questione dell’essere).
INTRODUZIONE
Oggi più che mai è sentita l’urgenza, l’inderogabilità, l’importanza dell’educazione per l’intreccio di una pluralità di fattori: la crescente complessificazione e diversificazione della società, lo sviluppo vertiginoso della scienza, della tecnologia e dell’intelligenza artificiale, l’obsolescenza rapida delle conoscenze e delle professioni, la globalizzazione dei mercati produttivi, finanziari e della manodopera, i flussi migratori internazionali di massa, la compresenza di ideologie e religioni diverse, la perdita delle radici storico-identitarie di molti, l’egemonia di un pensiero unico nichilista, la larga diffusione di comportamenti devianti, ecc..
Limitandoci a riflettere, seppure brevemente, su alcuni di questi aspetti, la trasgressione sembra essere la regola dominante di vita, la caduta di ogni valore e virtù morale la deriva sulla quale tende a insabbiarsi la società, la mancanza di un senso ultimo giustificativo del vivere e del morire la filosofia dei più ascoltati “opinion makers” e di larghe fasce della popolazione.
Si è, cioè, di fronte ad una modernità che per molti versi si declina con il degrado e l’imbarbarimento della tradizionale civiltà ebraico-cristiana, ad un’eclisse dell’ottimistico principio illuministico delle “magnifiche sorti progressive” della storia umana; ad un triste e drammatico scenario che reclama un nuovo “sapere dell’anima” (M. Zambiano), un ristabilimento dell’antica saggezza perduta, un recupero dell’umanità relegata in fondo al cuore di ognuno, cioè un nuovo umanesimo.
Ma questo ultimo obiettivo é raggiungibile ad una condizione: che la “questione educativa” sia seriamente presa in carico dalle istituzioni, che la scuola funzioni non semplicemente come asettico erogatore di informazioni e competenze, ma come attiva comunità promotrice della persona-alunno nell’integralità dei suoi aspetti. Puntualizzazione in apparenza ovvia, ma non così per molti che proseguono ad affermare ed operare convintamente che la scuola debba essere “laica”, “neutra”, equidistante rispetto ai valori e non segnata da particolari visioni etico-filosofiche-religiose, relegata all’esclusivo compito dell’istruzione, in quanto altre istituzioni, in primis la famiglia, hanno quello dell’educazione.
Grazie alla loro autonomia le Scuole Cattoliche, hanno avuto modo nel corso del tempo di sottrarsi a queste teorie e, quindi, di dare al proprio progetto una ben identificata connotazione educativa, declinata non certo con metodi impositivi e autoritari, ma nel pieno rispetto della coscienza degli alunni per la consapevolezza che senza libertà non può esserci educazione.
Oggi, sotto la spinta di diverse circostanze, si è andata affermando la convinzione nelle società di tutto il mondo che oltre l’istruzione anche l’educazione è una “consegna” ineludibile della scuola, una “urgenza” (Benedetto XVI) 1 che reclama puntuali e qualificate risposte, un “diritto fondamentale” da garantire a tutti e per tutto l’arco della vita 2, un inestimabile “bene di interesse soggettivo e “sociale”3. Ma una puntualizzazione è d’obbligo. Se su questi principi c’è una larga condivisione non è così sui contenuti che dovrebbero vivificarli, sui valori ai quali dovrebbero ispirarsi, sugli obiettivi e le finalità che dovrebbero perseguire. Perché diverse, a volte contrapposte, sono le visioni antropologiche, le politiche culturali dei Governi.
Qui di seguito, con riferimento alla specifica tipologia delle scuole cattoliche, disegnata dai moltissimi documenti del Magistero papale ed episcopale 4, formuleremo una serie di riflessioni sulla “questione educativa”. Molte potrebbero essere accolte anche da chi proviene da visioni culturali “laiche” in quanto esse sono di diretta espressione e declinazione di un valore universalmente condiviso: la persona umana nella sua incommensurabile e invalicabile dignità, nel suo multiforme e ricchissimo valore, nella sua insopprimibile vocazione alla trascendenza.
IL MONDO DEI GIOVANI
In un suo abbastanza recente libro 5, il noto filosofo ed editorialista Umberto Galimberti offre della condizione giovanile una rappresentazione assai preoccupata e preoccupante, della quale condividiamo la parte relativa agli aspetti descrittivi e fenomenologici, ma non quella in cui propone soluzioni, perché anch’esse prigioniere dello stesso male oscuro che vorrebbero lenire: il “nichilismo”.
Egli scrive che “i giovani stanno male… [continua a leggere]