NO A UNA «RELIGIONE-SONNIFERO»
Gesù disse loro: «Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato». (Gv 4,34). «Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore». (Mt 6,21). «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo…» (Mt 13,44).
La volontà del Padre è quel tesoro prezioso da comprare vendendo tutto il resto ed è diventato lo stupendo progetto per il quale Gesù ha dato tutto, il suo sogno per la cui realizzazione ha messo in gioco tutte le sue capacità e tutte le sue energie. Nei Vangeli sinottici esso viene identificato come «Regno di Dio».
Ma che cos’è?
La cultura semitica non ha la preoccupazione delle definizioni. I semiti sono piuttosto legati all’azione ed esprimono il loro pensiero proprio con il loro modo di vivere.
Rileggiamo ciò che Gesù fece per cercare conferma nelle sue azioni e nei discorsi con i quali ne spiegava il senso. L’espressione Regno di Dio non è invenzione di Gesù.
Ai suoi tempi aveva due significati: uno presente, uno futuro.
Nel primo significava che Dio era già re d’Israele: la sua sovranità era effettiva per chi obbediva alla sua volontà manifestata con la legge di Mosè. Nel secondo designava una sovranità che doveva ancora manifestarsi: un giorno si sarebbe stabilita, oltre che in Israele, in tutto il mondo. Era una speranza futura, la realtà ultima e definitiva, una «realtà escatologica». Tutto il male del mondo sarebbe stato eliminato, tutte le potenze malvagie sarebbero state sconfitte: una liberazione con l’offerta di una vita pienamente felice in comunione con Lui. Una gioia senza fine!
La gente comune aspettava in maniera particolare: uomini e donne che vivevano in grande povertà e insicurezza, oppresso dalle congiunture materiali, dalle malattie e dal senso di colpa per aver trasgredito la legge di Dio. Attendevano che Dio venisse a cambiare radicalmente la loro sorte, che Dio stesso venisse a regnare perché ciò avrebbe portato la salvezza e la felicità per loro. Invocazione significativa: «O se tu squarciassi il cielo e scendessi!» (Is 63,19).
Le manifestazioni del Regno
L’attività di Gesù aveva come destinatari sia gli individui sia la società
A favore dei singoli spiccano tre tipi di interventi: -le guarigioni dalle malattie corporali, -le guarigione dalle malattie psichiche (gli esorcismi), -le guarigioni dalle malattie morali (il perdono dei peccati). Gesù vuole eliminare dai corpi, dalla psiche e dal cuore degli uomini e delle donne ciò che li rendeva sofferenti e infelici. Questi interventi spiegano cosa significhi per lui la venuta del Regno di Dio. L’espulsione di tutto ciò che non permette agli uomini di vivere una vita normale e sana e la riconduzione ad uno stato di salute e di benessere, ricordando la pagina della Genesi. Facendo questi gesti nei confronti di singoli individui, Gesù poneva dei segni che aprivano il cuore per capire cosa significava il Regno che lui annunciava. Il Regno di Dio si manifestava, almeno in parte e provvisoriamente, con la liberazione dallo stato di malattia corporale o togliendo quelle forze negative che possedevano la psiche dell’uomo, o ancora scacciando dal cuore umano il peso della colpa di fronte Dio. Tutte forme di morte da superare per dare spazio alla vita.
Un aspetto sociale
Ma Gesù voleva abbattere anche i conflitti della convivenza sociale del suo popolo per creare le strutture portanti del Regno di Dio. I singoli individui non sono delle isole ma vivono e sono condizionati da molteplici rapporti caratterizzanti la convivenza umana. E tutta la loro vita e il loro star bene o meno ha a che fare con tali rapporti.
Gesù prende di mira le situazioni sociali, i dolorosi conflitti che attraversavano la società di Israele e che avevano ricadute notevolmente negative in particolare sulla vita dei più deboli e indifesi:
-conflitto tra giusti e peccatori, -conflitto tra ricchi e poveri, -conflitto tra uomini e donne. Si comporta in modo ben preciso: li vuole superare mettendosi dalla parte di chi ne soffre più pesantemente le conseguenze, per il bene e la gioia di tutti, ma principalmente dei più deboli: i peccatori, i poveri, le donne.
I discorsi sul Regno
I suoi discorsi che si svolgevano in modo simbolico e narrativo e non concettuale e argomentativo, in particolare le parabole, si riferiscono in gran parte al Regno di Dio. Comunicano il lieto annuncio che il Regno sta arrivando, pur in mezzo alla debolezza e alle difficoltà, e occorre accoglierlo con cuore aperto e disponibile.
Ciò che stava a cuore prima di tutto e sopra di tutto a Gesù era che gli uomini e le donne fossero liberati da ogni forma di morte e avessero la pienezza della vita. A ciò subordinava ogni cosa, anche la legge di Mosè e lo stesso culto. (Mt 5,23-24).
Senza l’impegno per il Regno la religione è e resta un bel sonnifero! Papa Francesco ci sta aiutando ad uscire dai nostri stereotipi culturali con incrostazioni storiche fatiscenti e ammuffite!