LA LUCE DEL NATALE: quarta di Avvento
«Rispondimi, perché io sono povero» (Sal 86,1) — così prega il Salmista. È sorprendente la ragione con cui egli pensa di convincere Dio a intervenire in suo favore: io sono povero.
Per aver accesso ai palazzi dei sovrani, dei dominatori di questo mondo occorrono solide raccomandazioni, bisogna esibire titoli di merito, sono necessarie credenziali e benemerenze. Presso Dio non è così: l’unico certificato richiesto per essere ricevuti in udienza è lo stato di povertà.
Le sue simpatie sono per i piccoli, gli indifesi, i derelitti. Egli «il padre degli orfani e difensore delle vedove» (Sal 68,6) preferisce chi non conta nulla, chi è spregevole agli occhi degli uomini. «Il Signore vi ha scelto — dice Mosè agli israeliti — non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli (siete, infatti) il più piccolo di tutti i popoli), ma perché il Signore vi ama» (Dt 7,7-8).
«I pensieri del Signore non sono i nostri pensieri e le sue vie non sono le nostre vie» (Is 55,8), per questo sono difficili da intendere. Gedeone chiamato a compiere un’ardua impresa obietta, stupito: «Oh, Signore! Come farò io a liberare Israele? La mia famiglia è la più oscura in Manasse e io sono il più insignificante nella casa di mio padre!» (Gdc 6,15).
Le letture della 4 di Avvento ci presentano una serie di situazioni e di personaggi insignificanti nei quali Dio ha compiuto meraviglie. Sono un invito a riconoscere — come ha fatto Maria — la nostra povertà e a disporci ad accogliere l’opera di salvezza che il Signore viene a realizzare.