L’arte di educare: Perché difendiamo la famiglia

(Pino Pellegrino, Bollettino Salesiano)

Forse mai come oggi la famiglia è stata così tanto assediata, così tanto bersagliata. Eppure noi ci collochiamo dalla parte di coloro che la difendono. Pensiamo di avere tutte le carte in regola per giustificare tale scelta.

Difendiamo la famiglia perché è l’anticamera di tutto: il luogo primario della nostra umanizzazione. È nella famiglia che si impara il primo alfabeto della vita!

Se le prime esperienze sono positive, avremo quella fiducia di fondo (ritenuta fondamentale dallo psicanalista statunitense Erik Erikson, 1902-1994) che porteremo sempre con noi; se saranno esperienze negative, ne risentiremo per la vita intera. 

Una cosa è certa: vi sono cicatrici psicologiche, circuiti virtuosi (o viziosi) contratti nella prima infanzia, che non si rimarginano più. È la prova che la famiglia ci firma. Ecco un punto su cui tutti sono d’accordo. Lo psicologo e psichiatra statunitense Arnold Gesell (1880-1961) è deciso: “La maturità psicologica che viene raggiunta nei primi cinque anni di vita è prodigiosa!”.

Il nostro maestro-scrittore, Mario Lodi (1922-2014) conferma: “Nei primissimi anni dell’infanzia il bambino impara l’80% di quanto gli servirà per tutta la vita”.

La psicanalista svizzera Alice Miller (1923-2010) è ancor più decisa: “L’opinione pubblica è ancora ben lontana dall’avere consapevolezza che tutto ciò che capita al bambino nei suoi primi anni di vita si ripercuote inevitabilmente nella società: psicosi, droga, e criminalità sono l’espressione cifrata delle primissime esperienze”.

Difendiamo la famiglia perché è la famiglia che soddisfa il bisogno di appartenenza scritto nel nostro patrimonio cromosomico genetico. Nessuno ama essere figlio di nessuno!

Difendiamo la famiglia perché è la clinica del cuore.

In essa non si è accolti per quello che si sa come a scuola; non per quello che si fa, come al lavoro, ma per quello che si è!

Ebbene, questo è il primo capitolo dell’amore secondo lo psicanalista austriaco Bruno Bettelheim (1903-1990): “Non puntate ad avere il bambino che piacerebbe a voi! Abbiate rispetto per ciò che il bambino è!”.

Difendiamo la famiglia perché è la prima scuola di socialità. La famiglia è una società in miniatura: il luogo ove si vive il plurale, ove il piccolo dell’uomo fa la prima conoscenza del ‘noi’. Nella famiglia il bambino esperimenta la vera relazionalità che non può essere soddisfatta dalle nostre varie connessioni digitali d’oggi.

Difendiamo la famiglia perché è una riserva di valori: del valore Gratuità, del valore Sicurezza, del valore Amore, del valore Intimità, del valore Relazionalità di cui abbiamo appena detto.
Ecco, in breve (troppo in breve!) perché difendiamo la famiglia! Sono ragioni da meditare per scoprirne tutta la valenza argomentativa.

Qui lo spazio ci impone di chiudere senza però prima aver detto che la nostra difesa della famiglia non si fonda su ragioni religiose. Non è necessario appartenere a una religione per difendere la famiglia. Molti pensatori non cristiani, ad esempio, l’hanno protetta, l’hanno difesa.

Pensiamo al grande filosofo greco Aristotele (384-322 a.C.), a Cicerone (106-43 a.C.), a Marx (1818-1883) stesso. Pensatori che hanno capito che la famiglia è il primo patrimonio dell’umanità, anche se non è rintracciabile tra i 1007 siti individuati, finora, dall’Unesco.

La famiglia è un frammento di mondo che ne guida il destino! Bersagliare la famiglia è seminare mine anti-uomo, è tagliare il ramo su cui siamo seduti. Davvero: abbiamo tutte le carte in regola per difenderla, per sostenerla, per amarla!

LA FAMIGLIA È COME IL CALABRONE:

molti pensano che dovrebbe precipitare, invece vola!

Il brillante scrittore Vittorio Buttafava in una simpatica lettera: “Cari figli del 2053”, parlando della famiglia, ha fatto queste osservazioni che ci convincono sempre più della sua importanza e necessità: “Scommetto che anche voi, nel vostro 2053 state discutendo se la famiglia è in crisi. È da un secolo, e anche più, che si rumina questo argomento senza venirne a capo.

Uno psicologo americano B. Watson previde nel 1937 che entro mezzo secolo ‘il matrimonio non sarebbe più esistito’. Nel 1937 il sociologo Pitirin Serokin, commentando la crescente diffusione dei divorzi e delle separazioni, decretò la fine della famiglia come ‘unione di marito e moglie’ e la ridusse a ‘un semplice sistema di parcheggio notturno destinato ai rapporti sessuali’. Un altro celebre sociologo, Carl Zimmermann, stabilì che la famiglia dovesse polverizzarsi, dando inizio alla fine della civiltà occidentale.  Hanno sbagliato tutti!

L’errore comune è stato quello di credere che gli avvenimenti esterni, la rivoluzione francese, l’industrialismo, la liberazione sessuale e la protesta giovanile, avessero la forza di cancellare un’istituzione che è nata con l’uomo delle caverne, si è collaudata attraverso i millenni e quindi non può morire. Le inchieste degli ultimi anni sulla famiglia hanno tutte un denominatore comune. La famiglia, nonostante gli errori e le polemiche, resta un’isola calda, protettiva, rassicurante specialmente nel confronto con il disastro del mondo esterno.
Credo che continuerà a esistere e che sostanzialmente sarà più franca e onesta”.

PIETRE MILIARI

  • La famiglia sarà piena di germi e di batteri, però serve alle persone per crescere” (Natalia Ginzburg, scrittrice, 1916-1991).
  • “Per quante convivenze di vario tipo si possano inventare, la famiglia torna sempre di soppiatto” (Margaret Mead, antropologa, 1901-1978).
  • “Non attentate alla famiglia: è un concetto di Dio, non nostro” (Giuseppe Mazzini, uomo politico, 1805-1872).
  • “Se alla famiglia si riservasse tanta attenzione quanta ne abbiamo per le armi da fuoco o per il gioco del calcio, questo Paese sarebbe infinitamente più sano e felice… Mentre siamo impegnati ad andare avanti e indietro sulla Luna e su Marte, la famiglia è l’ultimo dei nostri pensieri” (Urie Bronfenbrenner, psicologo tedesco, 1917-2005).

QUESTO DICO AL FIGLIO ADOLESCENTE

  • “Tutte le sere, prima di metterti a letto, smaltisci i tuoi rifiuti emotivi”.
  • “Ha senso vivere per diventare l’uomo più ricco del cimitero?”.
  • “La vita è sensata solo se è donata!”.
  • “Cammina per trovare gli altri, fermati, per trovare te stesso”.
  • “Chi ha solo il denaro in testa, finisce con il diventare un salvadanaio”.