L’arbitro

di Pino Agosta 

“L’arbitro” è la storia di Pino Agosta, un imprenditore che ce la fa partendo dal niente della Sicilia del dopoguerra, un imprenditore che non vuole dimenticare i fatti accaduti e anzi osa sperare che, nascosta tra le righe del suo racconto, si trovi una “ricetta del successo” che possa essere d’aiuto per il futuro degli altri, dei giovani innanzitutto.

Ma scrivendo la sua storia si rende conto che la strada del suo successo ha tracciato un sinuoso percorso adattandosi alle vicende del dopoguerra, del ’68, della riforma sanitaria, della rivoluzione digitale, dei danni ecosistemici prodotti dall’uomo, insomma che la vita di un individuo è in continuo confronto con la collettività. La narrazione che si legge a lato della vicenda della vita di Pino, talvolta divertente, talvolta tragica, mette in luce il pericolo che corre l’individuo quando si trova corteggiato dalle suadenti ma aggressive lusinghe del pensiero collettivo. Per difendersi serve l’approccio dell’arbitro, l’approccio fondato sulla documentazione, sul pensiero razionale e infine sul giudizio equilibrato e giusto.

Commento/presentazione di Alberto Pellai

“L’arbitro” di Giuseppe Agosta è un libro che racconta una vita in divenire, la storia di un uomo che è stato un bambino, nato e cresciuto nel profondo sud – a Pozzallo – e che muove i primi passi dentro un tempo sospeso e ancora rallentato. Si prova simpatia e tenerezza per il bambino che si affaccia alla vita affidandosi a ciò che gli adulti pensano essere la cosa giusta per lui, scoprendo poi che ogni medaglia, ha il suo lato B, quello che non ti aspetti. Si intuisce la vitalità dell’adolescente che, “ha un bisogno istintivo e fisiologico di perenne socialità” perché non vuole restare da solo. Ci si appassiona all’ingresso nel mondo del lavoro del neo-maturato perito chimico, che un giorno decide di partire dalla Sicilia verso Milano, arrivando in un “nuovo mondo” in cui la vita corre veloce. In questo libro si legge non solo la storia di un uomo che si è fatto da sé – un self made man, come lo chiamerebbero gli americani. Ma c’è anche il segreto che ha reso grande la nostra nazione: avere una visione, sognare in grande, non smettere mai di crederci e di darsi da fare, coltivare il genio e la passione, ma poi metterci tanto, tantissimo olio di gomito. La storia che porta Giuseppe Agosta a creare l’impero “Biomedia” è fatta di tantissimi ingredienti. Ma conserva nella sua essenza il segreto che ha permesso a molti italiani partiti da realtà piccole e da famiglie di modesta origine di realizzare progetti grandi e di fare della propria vita un’occasione di apprendimento e riscatto allo stesso tempo.

I lettori troveranno in questi due libri il bisogno di ciascuno di noi di avere radici che ci tengono ancorate alla vita e ci permettono di conquistare un senso di appartenenza, cosa che diventa pre-requisito per dotarsi – poi – di un paio di ali necessarie per spiccare il volo. Sono due libri in cui si trova la voglia di crescere ed evolvere, di imparare non solo dai propri successi, ma anche dai propri sbagli, di incontrare persone che diventino al tempo stesso compagni di viaggio e compagni di vita.