LA RICETTA SALESIANA: 6 – La Spiritualità
I 6 ingredienti fondamentali per formare un “uomo”
10 passi per tornare al paradiso perduto: meraviglia, stupore, vita, bontà, sofferenza, gratitudine, amicizia, comunità, identità forte, felicità.
(B.F.- Bollettino Salesiano)
1) Riscoprire la capacità di meravigliarsi
«Tu credi ai miracoli?»
«Sì».
«Sì? Ma ne hai mai visto uno?»
«Un miracolo? Sì».
«Quale?»
«Tu».
«Io? Un miracolo?»
«Certo».
«Come?»
«Tu respiri. Hai una pelle morbida e calda. Il tuo cuore pulsa. Puoi vedere. Puoi udire. Corri. Mangi. Salti. Canti. Pensi. Ridi. Ami. Piangi…»
«Aaah… Tutto qui?»
Tutto qui.
È tragico non essere capaci di meravigliarsi. Il bambino si apre alla vita attraverso una catena di “stupori” e di meraviglie. Il compito più importante di un educatore è conservare questa capacità nei ragazzi che crescono: sarà la qualità più preziosa della loro esistenza.
2) Chi sa stupirsi non è indifferente: è aperto al mondo, all’umanità, all’esistenza. Si viene al mondo con questa sola dote: lo stupore di esistere. L’esistenza è un miracolo. Gli altri, gli animali, le piante, l’universo, ci parlano di questo miracolo. E noi siamo miracolosi come loro. Per questo dobbiamo essere attenti e rispettosi. Chi considera meravigliosa la vita, sente di amare l’umanità, la rispetta in sé e negli altri. Donando agli altri l’importanza che meritano, noi scopriamo la nostra importanza. La vita ha un valore, una dignità. Nessuno ha il diritto di deturparla.
Gli esseri umani non sono cattivi, sono tristi. E i tristi diventano cattivi. Sono tristi perché non percepiscono la bellezza dell’esistenza.
3) La capacità di stupore accende la volontà di lottare per il valore della vita. La vita non è per la morte e l’umanità non è solo violenza e mediocrità. Si vive pensando che val la pena vivere e val la pena l’umanità.
Anna, 46 anni, insegnante, scrive: «La mia vita si divide in due periodi: prima e dopo il coma. A 26 anni sono stata in coma per due settimane: incidente stradale, colpo di sonno al volante. Quando ho riaperto gli occhi, nel silenzio del reparto, ho visto minuscole luci danzarmi davanti. Ero viva. Illusioni, lucciole, farfalle, non so che cosa fossero, ma è così che ho riscoperto la meraviglia. È stato come rinascere: il primo sorso di caffè, la prima passeggiata, il piacere di sfogliare una rivista, di chiedere che cosa era successo durante il mio breve letargo. Da allora ho imparato a guardare le cose con altri occhi. Dal mio risveglio, ogni cosa ha per me il valore di un dono: la meraviglia, scoperta attraverso la paura, ha reso migliore la mia vita. Non sono più una ragazza intransigente e piena di rancore. Sono cambiata, e il resto è arrivato da solo. Ogni mattina mi sveglio pensando che è stupefacente veder crescere i miei ragazzi e miei alunni, contare i tramonti, provare una ricetta, potare le mie rose. Modugno aveva ragione: «Meraviglioso / la luce di un mattino / l’abbraccio di un amico / il viso di un bambino / meraviglioso». Peccato averlo scoperto solo vent’anni fa».
4) Si è sorpresi dalla bontà. La vita è buona. Ad ascoltare i ragionamenti di certi ecologisti, l’uomo sembra di troppo: un essere dannoso. Il cristianesimo insegna che ogni vita partecipa all’opera della creazione. Sgorgano di qui la contemplazione, la calma, la semplice serenità, l’entusiasmo, l’ottimismo.
5) La sofferenza ci spiazza e ci sconvolge. Proprio perché ci fa capire in modo brutale quanto sia grande la privazione. Si piange sempre per qualcosa di bello che abbiamo perso, qualcosa di essenziale. I bambini hanno bisogno di scoprire il perché del male e del dolore presenti nel mondo, come pure di una convincente presentazione del senso della vita.
6) Solo dalla meraviglia sboccia la gratitudine. Tutto quello che abbiamo, lo dobbiamo a qualcuno. Dire grazie significa entrare nella logica del dono e della reciprocità. L’uomo moderno si indigna, protesta, si vendica, raramente ringrazia. Così dalla capacità di saperci meravigliare passiamo all’adorazione.
7) È l’incontro con un amico. È questa la sorgente della spiritualità. C’è un filo che va dalla concretezza della vita alla concretezza della sua origine. Dio non è un’idea, ma una realtà che si è fatta vedere e toccare in Gesù di Nazaret, ed è il “Dio dei viventi” perché logicamente il Creatore della vita non può morire. Gesù non è semplicemente un campione d’umanità vissuto in un’epoca storica. È vivente e operante, oggi.
8) Una comunità che sostiene, perdona, accoglie, incoraggia, conserva la parola stessa di Dio. Per troppi la Chiesa è solo un vago riferimento burocratico, con strascichi generici e tradizionali. Genitori e figli devono invece partecipare alla vita della Chiesa, sentendolo gradualmente come un miracolo: nella Chiesa incontrano realmente e fisicamente Dio, i suoi doni di grazia, il suo perdono. Qui ricevono il sostegno e il nutrimento per crescere nella fede e una risposta autorevole alle domande della vita.
9) Un’identità forte, un sistema di valori coerente. L’ambiente in cui vivono molti ragazzi oggi è disgregante. La fede consolida, indica punti di riferimento, orienta l’essere umano. Mostra la linea di distinzione tra bene e male. E tutto senza mai ledere in nulla la libertà dell’individuo, a cui viene lasciata la decisione finale. In modo misterioso ma reale.
10) La felicità. Un pregiudizio duro a morire vuole che con una cosa il cristianesimo non c’entri nulla: con la gioia di vivere. Ma che razza di Buona Notizia è, se è così difficile andare in Paradiso e così facile andare all’Inferno? Una curiosa forma di pudore impedisce a troppi di parlare del paradiso. Tommaso d’Aquino sostiene che la felicità sia uno dei nomi di Dio.