La morte orribile di Ana Maria. Non se ne può più di maschi stupidi e violenti

Fonte: Avvenire, di Maurizio Patriciello, lunedì 25 novembre 2019

La morte orribile, spietata, della bella Ana Maria, e quella del bambino che portava in grembo, devono scuotere le nostre coscienze assuefatte alle violenze di tanti maschi sulle donne.

L’esagerato numero di femminicidi, in Italia e nel mondo, è insopportabile. Non se ne può più di maschi stupidi, violenti, infantili, che, al momento opportuno, si trasformano in assassini.

Non se ne può più di gente che accartoccia la vita e i sentimenti altrui per farne una palla da prendere a calci. Non se ne può più di maschi che per sentirsi uomini hanno bisogno di donne da circuire, ammaliare, ingannare per ridurle a oggetti da usare a proprio piacimento. Arriva dalla Romania, questa creatura sventurata e bella, e trova in Sicilia una famiglia che le vuole bene. La sua vita scorre serena fino a quando non “inciampa” in quello che sarà il suo crudele carnefice. Lei se ne innamora, lui ne approfitta. Stanno insieme, ma sono distanti mille miglia. Lei con lui ci “fa l’amore”, lui con lei, solo sesso.

La bambola gli serve per questo, ma non glielo dice. Lui ha famiglia, la famiglia è sacra e non si tocca; ha un onore, anche quello non si tocca. Lui è una persona perbene agli occhi del paese, un imprenditore; lei una “poco di buono” che si è messa con uno sposato. Purtroppo, in certi luoghi, anche tante donne ragionano così.

Ogni responsabilità di questa tresca clandestina, quindi, cade su di lei; “l’uomo è cacciatore” di diritto, spetta alla preda tenersi al riparo dallo schioppo. È stato sempre così. Quante ragioni siamo stati capaci, negli anni, di inventare per scrollarci di dosso ogni responsabilità a riguardo. Pensiamo al “delitto d’ onore”. Una società maschilista ha prodotto leggi, tradizioni, aneddoti al maschile. Conveniva. Ancora conviene. E loro, certi maschi, nascosti dietro il paravento, si sono convinti di poter fare i gradassi, divertirsi, restare per sempre fanciulli capricciosi. Ed eccoli pronti a offendere, minacciare, massacrare.

La colpa è dell’altra. Lei sapeva in quale storia andava a cacciarsi – e tante volte, purtroppo, è vero – come se lui non sapesse. Ma lui è un maschio, uno per il quale la donna è un trastullo, un oggetto, una sigaretta da fumare per poi gettarne il mozzicone; a terra, naturalmente. Superfluo dire che dell’amore non hanno capito niente. Nella loro vita, tutto è finzione, tutto è tragica, drammatica menzogna. Uomini finti…

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