La Madonna di don Bosco

Riflessioni sulla devozione mariana di don Bosco in occasione della “peregrinatio” della statua di Maria Addolorata di Boca

Introduzione

Esiste una “madonna di don Bosco”? È possibile cioè trovare un titolo da lui preferito attraverso il quale guardare a Maria, un tratto della sua presenza nella Chiesa che egli abbia sentito più vicino alla sua spiritualità?

La risposta potrebbe sembrare ovvia: “Auxilium Christianorum”, “Maria, aiuto dei cristiani”, l’invocazione che più fa pensare a don Bosco e a tutto il mondo salesiano (potremmo aggiungere: “in tutte le lingue”).

In realtà la domanda che ci poniamo non è banale e la risposta è tutt’altro che scontata. A confermarlo è don Alberto Caviglia, salesiano della prima ora, tra i primi a dare fisionomia al profilo spirituale di don Bosco (celebri sono le sue “Conferenze sullo Spirito Salesiano”). Scrive nel testo “Savio Domenico e Don Bosco”:

«Quale Madonna indicava don Bosco a suoi ragazzi? Tutte e nessuna. Nel primo sogno dei nove anni, a Don Bosco fanciullo apparve non una Madonna, diciamo così, titolata, ma la Madonna, Maria, la Madre di Gesù […]. Il Santo Maestro era divoto della Consolata (la prima statuetta della Cappella Pinardi è quella), la Madonna dei torinesi: e intanto col moto religioso che condusse la Chiesa alla definizione dell’Immacolata, si venne orientando verso questa che divenne per lungo tempo, e per certi aspetti, la sua Madonna. Il che non escludeva che il Santo Maestro incoraggiasse, sotto qualsiasi titolo, le altre divozioni mariane […]. Che poi, dopo il 1860, il titolo di Maria Ausiliatrice si venga facendo in lui sempre più presente, e finalmente, col destinarvi la Chiesa della sua Madonna, diventi per antonomasia il nome della Madonna di Don Bosco […] è un riflesso della cattolicità romana e papale del Santo».

“Tutte e nessuna”, dunque; o forse diverse, ciascuna con una sua particolarità. Perché se è vero quanto afferma don Caviglia, allo stesso tempo non si può negare che la tradizione spirituale salesiana ancora oggi si rivolga a Maria in particolare sotto i due titoli di Immacolata e Ausiliatrice (così recita la preghiera di affidamento che ancora oggi le comunità recitano a conclusione delle lodi mattutine); titoli non scelti a caso, per pura simpatia o devozione, ma che riflettono la storia di don Bosco e l’evoluzione della sua vicenda pastorale.

Proviamo allora a capire cosa ha portato don Bosco inizialmente a essere legato al titolo di Maria Immacolata; cosa poi nel tempo lo abbia reso uno dei più grandi sostenitori della devozione a Maria Ausiliatrice.

  • Immacolata

Il titolo di Maria Immacolata domina nell’esperienza oratoriana di don Bosco. Alcune coincidenze provvidenziali portano il santo ad attribuire a lei un’intercessione particolare negli inizi della sua opera. Momento paradigmatico è l’incontro con Bartolomeo Garelli nella chiesa di San Francesco d’Assisi a Torino proprio l’8 dicembre 1841. Dirà spesso ai suoi: “Tutte le nostre grandi attività hanno avuto inizio il giorno dell’Immacolata”.

Due elementi fanno capire l’importanza che ha la figura dell’Immacolata nella Valdocco dei primi tempi.

Innanzitutto don Bosco è attento alla celebrazione della festa, con la relativa preparazione spirituale per tutti i suoi ragazzi (novena, confessioni). È significativo che ancora ai nostri giorni, tutto dove esistono oratori o scuole salesiane, nella festa dell’Immacolata si fa memoria degli inizi dell’oratorio con la recita dell’ “Ave Maria” (il cosiddetto “cerchio mariano”).

Inoltre don Bosco invita i ragazzi migliori a prendere Maria come modello nelle loro attività. In questi primi anni nasce a Valdocco la Compagnia dell’Immacolata, che corrisponde a quello che oggi chiamiamo i gruppi formativi dei giovani. È il seme della futura congregazione salesiana: nove su sedici membri della congregazione, che il 18 dicembre 1859 si radunarono con Don Bosco, sono membri della Compagnia dell’Immacolata.

Sotto questo orizzonte mariano maturano i temi più importanti dell’educazione dei giovani: la grazia, la purezza, la familiarità col soprannaturale, l’amore a Gesù; mentre per i salesiani si configura il Sistema preventivo, come assistenza materna e cammino verso la santità, con una esigenza di generosa donazione a Dio e ai giovani. Il frutto di questo ambiente è Domenico Savio.

Sempre in questa atmosfera si sviluppano un insieme di intuizioni sul valore pedagogico della devozione mariana: Maria ama ciascuno, specialmente i giovani, perché li aiuta a crescere come ha fatto con Gesù. E può farlo perché lei stessa è amata da Dio con amore preveniente: nell’enunciato del dogma Maria è Immacolata perché “preservata dal contagio della colpa originale”, cioè “salvata prima di cadere nel peccato”. Dio ha usato con Maria il “metodo preventivo” per portare la salvezza nel mondo intero.

La devozione all’Immacolata dà a tutta la pedagogia di Don Bosco una certa componente estetica: non dimentichiamo che sin dall’inizio, dal sogno dei nove anni, egli si sentì inviato a insegnare ai giovani la bellezza della virtù, della religione e la bruttezza del peccato (un noto canto mariano dice nel ritornello: “Bella tu sei qual sole”).

  • Ausiliatrice

Se dunque l’immagine di Maria Immacolata è così presente agli inizi dell’attività pastorale di don Bosco, è un dato di fatto che con gli anni in lui cresce la devozione a Maria con il titolo di Ausiliatrice. Proviamo a capire quali sono i motivi che lo hanno condotto in questa direzione.

Siamo negli anni ‘60: Don Bosco si trova attorno ai 45-50 anni, gli anni della sua maturità sacerdotale e della assodata proiezione sociale del suo ministero, con alcune opere già organizzate.

A Torino si respira un clima fortemente anticlericale, che domina in certe correnti politiche e culturali del Risorgimento italiano.

Ed è proprio in questo periodo che don Bosco dà inizio alla costruzione della Basilica, un’attività che rappresenta per lui un’esperienza spirituale e una maturazione della sua mentalità pastorale.

Varie sono le cause che spingono Don Bosco ad avventurarsi nell’impresa.

Vi è certamente una esigenza pratica: i ragazzi a Valdocco cominciano ad essere tanti (oltre 600) e la piccola chiesa di San Francesco di Sales è ormai insufficiente per contenerli tutti.

Don Bosco poi vuole dare un segno, una “chiesa madre”, alla giovane Congregazione che in quegli anni sta cominciando a muovere i suoi passi (nel 1859 le prime professioni, nel 1874 l’approvazione delle Costituzioni).

Infine don Bosco avverte la necessità di farsi promotore della devozione a Maria come “aiuto dei cristiani” in un tempo in cui la Chiesa si sente minacciata da un clima culturale e politico piuttosto avverso. In un dialogo con don Giovanni Cagliero del 1862 dice: “Sinora abbiamo celebrato con solennità la festa dell’Immacolata. Ma la Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che dobbiamo conservare e difendere la fede cristiana”.

La costruzione della Basilica dunque va al di là di un lavoro tecnico e di una sola preoccupazione economica. Segna un vero e proprio allargamento di orizzonte pastorale per il santo torinese.

C’è da dire inoltre che tanti problemi economici si sono risolti con grazie e miracoli che stimolano una generosità non calcolata del popolo.

Tutto ciò radica in Don Bosco la convinzione che “Maria si è edificata la sua casa”, “che ogni mattone corrisponde a una grazia”. È impressionante pensare che nel 1868, a poco più di tre anni dall’inizio dei lavori, la Basilica è pressoché terminata.

Afferma un sacerdote di quel tempo, il teologo Margotti, nel corso del processo di canonizzazione del santo torinese: “Dicono che Don Bosco fa miracoli. Io non ci credo. Ma qui ne ebbe luogo uno che non posso negare: è questo sontuoso tempio che costa un milione e che è stato costruito in soli tre anni con le offerte dei fedeli”.

La fondazione della Società Salesiana, dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (che lui vuole come “monumento vivente a Maria”), la costruzione della Basilica lasciano come risultato in Don Bosco il sentimento di essere strumento di un progetto ispirato e realizzato con una particolare mediazione di Maria.

“La Madonna vuole che incominciamo una società… ci chiameremo salesiani”, dice il 26 gennaio 1854. Lo ribadirà spesso.

Come quando nel 1885, rivolgendosi ai salesiani radunati nel coro della Basilica, dopo aver descritto quello che era l’oratorio 44 anni prima ed averne fatto il raffronto con il suo stato d’allora, sottolinea che “tutte le benedizioni piovuteci dal cielo per mezzo della Madonna sono frutto di quella prima Ave Maria detta con fervore e con retta intenzione insieme con il giovinetto Bartolomeo Garelli là nella chiesa di s. Francesco d’Assisi”.

O ancora di più, quando durante la Santa Messa nella chiesa del Sacro Cuore a Roma, interrotta quindici volte dal pianto, ripensa alla sua vicenda e ricorda le parole del primo sogno: “A suo tempo tutto comprenderai”.

Conclusione

Don Bosco è stato un santo profondamente legato alla figura di Maria: la sua vicenda terrena e la spiritualità trasmessa alla sua famiglia religiosa ne sono la prova più eloquente.

Il passaggio dall’Immacolata all’Ausiliatrice non va inteso come un cambiamento della sua devozione mariana, ma come una sottolineatura diversa dovuta al mutamento di orizzonte pastorale. Se l’esperienza dell’oratorio e la devozione all’Immacolata hanno dato come risultato positivo la prassi pedagogica, l’opera del santuario di Maria Ausiliatrice e la fondazione della congregazione salesiana hanno fatto emergere nel suo lavoro una visione di Chiesa come popolo di Dio sparso su tutta la terra, in lotta contro le potenze del male: una prospettiva che Don Bosco presenta in un’altra forma nel sogno delle due colonne (1862), raffigurato ancora oggi in un dipinto sulla parete di fondo del santuario di Torino.

La devozione a Maria Immacolata Ausiliatrice in don Bosco è dunque espressione di uno stile di azione pastorale fatto di audacia e fiducia: saper cominciare con poco, osare molto quando si tratta del bene, andare avanti affidandosi al Signore (diceva: “Per la salvezza delle anime corro fino alla temerità”).

Invitando a invocare Maria, egli imprime ai suoi una convinzione che lo porterà a dire: “Propagate la devozione a Maria Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli”… in tutti i campi, economici, sociali, pastorali, educativi.

Riferimenti

Juan VECCHI (rettor maggiore dei Salesiani), Omelia dell’8 dicembre 2000 nella chiesa di S. Francesco di Assisi a Torino

Arthur LENTI, Don Bosco. Storia e spirito, LAS, Roma 2017