Invito alla lettura

Proporre ed invitare alla lettura è, oggi, una sfida, ma anche risorsa e possibilità.

Tale sfida matura all’interno di tre diverse dimensioni, ciascuna delle quali si pone semplici interrogativi.


La prima dimensione è antropologica: ha senso leggere?

Leggere aiuta a chiarire i nostri sentimenti.
Quando la descrizione dettagliata di sintomatici istinti, attribuiti a donne ed uomini che noi non siamo, vengono, infine, concettualizzati in una ‘diagnosi’, cioè un nome, noi conosciamo quel sentimento, solo allora ce ne possiamo prendere cura, solo allora sappiamo chi siamo.
Non sono i sentimenti ad essere negativi o positivi in sé, ma solo le azioni che da tali sentimenti scaturiranno.

Offriamo a noi stessi la possibilità di comprendere la radice di quello che facciamo ( e di correggerci, dove risultasse l’errore).

Un libro è l’unico posto nel quale puoi esaminare il più fragile dei pensieri senza romperlo, o esplorare un’idea esplosiva senza la paura che ti scoppi in faccia. E’ uno dei pochi paradisi dove la mente dell’uomo può trovare allo stesso tempo provocazione e privacy. (Edward P. Morgan)


Leggere aiuta la progettazione.

Quando dedichiamo attenzione ad una buona lettura, in un tempo giusto ed in uno spazio adatto, ne usciamo ricaricati.

Le immagini, che le parole hanno formato in noi, ci accompagnano e stimolano nuovi pensieri, nuovi sogni, nuove idee. Questa è una risorsa.

Trovare il tempo per la lettura, è possibilità di apprendere che ogni cosa ha un proprio spazio di attuazione: è la scoperta della progettazione.

Scegli un libro. Ma forse lui ha scelto te. (Robert Sabatier)


Leggere ci permette di aprirci alla relazione.

La lettura indica percorsi e strategie esistenziali. Una buona lettura ci aiuta sempre ad imparare qualcosa; è un insegnamento ad personam e, spesso, ci apre a relazioni più profonde e mature: la
realtà è fatta di relazioni. Aristotele segnala (Etica Nicomachea) che solo le divinità e le bestie non hanno bisogno di amici.

La rapida comunicazione veicolata dagli strumenti tecnologici è ‘totem’ che sembra superare, solo in apparenza, i ‘tabù’ individuali dell’esistenza. Davvero si è meno soli, sul piano esistenziale,
enumerando quanti ‘accettano la nostra amicizia’?

Se qualcuno si sente solo, cominci a leggere qualcosa di buono e, se non sa come orientarsi, si faccia indicare dal libraio o dal bibliotecario: già solo nella ricerca è iniziata la prima relazione di
qualità.

Capisci di aver letto un buon libro quando giri l’ultima pagina e ti senti come se avessi perso un amico. (Paul Sweeney)


Leggere definisce la realtà.

La lettura migliora le performance individuali del sistema cognitivo.

L’ obiettivo di un sistema cognitivo è quello di generare strumenti atti alla decodifica della realtà.

La conoscenza della realtà è però ‘sintetica’: questo significa che soggetto ed oggetto non sono estranei attori che definiscono verità diverse, ma indissolubili parti che definiscono la conoscenza del vero.

E’ il soggetto che definisce la strategia migliore per attuare tale decodifica ed ogni strumento non è il fine della nostra conoscenza, ma utile mezzo per reperire le informazioni. Informare è il verbo
che i Latini usavano per indicare l’azione del plasmare la mente, l’azione del costruirla.

Quello che dovremmo ricercare è la competenza dell’informazione: sapere cosa serve realmente, rigettando quanto non occorre è capacità di utilizzo della discrezione.

Dovremmo essere sempre coscienti di quanto leggiamo, per comprendere se è realmente una possibilità informativa adatta alla strutturazione di un nostro sapere.

Il libro essenziale, il solo libro vero, un grande scrittore non deve, nel senso corrente, inventarlo, poiché esiste già in ciascuno di noi, ma tradurlo. Il dovere e il compito di uno scrittore sono quelli di un traduttore.(Marcel Proust)


La seconda dimensione è culturale: cosa leggere?

Tutto. Siamo onnivori e così come mangiamo tutto, siamo in grado di leggere qualsiasi cosa.

Di tutto il cibo però, non tutto è salutare; si aggiunga che l’eccesso di qualcosa è sempre da evitare.

Scegliamo la nostra dieta: proviamo cosa ci piace e testiamo se anche ci fa bene; introduciamo anche qualcosa di esotico, senza strafare, e non dimentichiamo la regola basilare dell’alimentazione: l’ equilibrio.
Giusta misura anche nella lettura: che ci siano i classici e i best-seller; ci siano i testi dei nostri autori preferiti così come favole e poesie; ci siano i giornali ed i manuali.

Il tempo, l’esperienza e l’interesse definiranno l’alimentazione più adeguata.

Alcuni libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, e alcuni, rari, masticati e digeriti. (Francesco Bacone)


La terza dimensione è tecnologica: è ancora possibile leggere su carta?

Evitando le ideologie tout-court, dovremmo, come possibilità, poter scegliere di volta in volta.

Personalmente sono a favore della tecnologia: tanto più mi piace quanto più è per tutti (Henry Ford) ma, esattamente come l’avvento dell’automobile non ha sostituito il nostro piacere del camminare e del correre, l’avvento della tecnologia non dovrebbe sostituire la carta stampata.

Non siamo teste d’ angelo (A. Schopenhauer). E’ evidente che tutti i nostri sensi sono impegnati nella lettura di un testo, che sia su carta che su uno strumento tecnologico.

Qual è la differenza?

La stessa che passa tra il correre su un tapis-roulant e la strada: dipende dalla situazione, dalle condizioni personali, dal tempo e dal proprio piacere.

L’importante è leggere: il come e cosa è pieno esercizio del libero arbitrio.