Giulia e le altre

«Tu sei mia». «Lui è fatto così». Le parole dell’amore tossico.

Alla luce del femminicidio della studentessa padovana, ecco alcune storie di ordinaria e minima violenza raccolte tra i banchi di scuola. Parole (e non solo) che possono condurre al peggio.

Fonte AVVENIRE: Marco Erba lunedì 20 novembre 2023

«Prof, il mio ragazzo mi controlla il cellulare». «Non è una bella cosa, Viviana». «Lo so. Ma lui è fatto così. Non vuole neanche che io esca da sola con i miei amici». «Non va bene, Viviana. Stai attenta». «Prof, ma io sono persa per lui. Credo sia la prima persona di cui sono veramente innamorata in tutta la mia vita. E siccome anche lui è innamorato di me, è geloso. La gelosia è una parte essenziale dell’amore». Ripensai alle parole di una dottoressa da sempre in prima fila per combattere la violenza contro le donne: «La gelosia non è una parte dell’amore, Viviana. La gelosia è l’opposto dell’amore». «Prof, che le devo dire? Io sono così innamorata che da lui accetterei di tutto. Spero che non mi faccia mai del male. Ma lo amo così tanto che penso che lo perdonerei».

Questo agghiacciante discorso non è stato purtroppo l’unico nei miei anni da prof. Un giorno, al parco, incrociai Anita con un gruppo di amici e il suo fidanzato. Lei camminava avanti di qualche passo. Lui cercò di richiamare la sua attenzione così: «Troia! Oh, troia!». Anita si voltò tranquilla, gli occhi illuminati dall’affetto: «Dimmi, amore». Il giorno dopo, all’intervallo, chiacchierando con Anita, le feci notare che la scena a cui avevo assistito non denotava un grande rispetto del suo amore nei suoi confronti. Anita rispose: «Prof, che le devo dire? Lui è fatto così. È uno impulsivo. Pensi che sabato sera stava per picchiare uno solo perché all’ingresso di un locale mi guardava. “La mia tipa è solo mia, tu neanche ti devi permettere di alzare lo sguardo su di lei”, gli ha urlato. Io ero un po’ spaventata, ma anche orgogliosa che lui ci tenesse così tanto a me».

Un’altra volta ancora Giovanna, un’allieva di seconda superiore che per me era come una figlia, venne a parlarmi di un ragazzo di quarta con cui si era appena fidanzata. Capivo che voleva dirmi qualcosa in particolare, ma era imbarazzata. Alla fine, con uno sforzo, ci riuscì: «Prof, lui vuole fare l’amore con me. Secondo lei devo accettare?». Sprofondai in un imbarazzo peggiore del suo. Le risposi con una nuova domanda: «Tu desideri farlo?». «No, prof. Io non l’ho mai fatto. Non mi sento ancora pronta». «Ti sei già data la risposta da sola, Giovanna», le dissi.

«Eh, prof, ma lui mi dice che se non accetto di fare l’amore con lui è perché non lo amo abbastanza. Mi dice che [leggi tutto]