Giovani «senza fede»? No, c’è una sete nuova
Fonte, Avvenire, Claudio Stercal mercoledì 4 luglio 2018
Speranza, altruismo, preghiera: dentro l’indifferenza c’è un segreto da cogliere
Il rapporto tra i giovani e la fede è, oggi più che mai, tema di attualità. Non solo per l’avvicinarsi del Sinodo ma anche perché i giovani e la fede stanno veramente a cuore a tutti noi. Per riflettere sul tema appare, però, utile evitare almeno un paio di errori tra i più comuni: pensare ai giovani senza considerarli all’interno dell’intero percorso della loro vita e, inoltre, separare la fede da un’interpretazione complessiva dell’esistenza. In entrambi i casi, ciò che è da temere è la frammentazione.
Sul primo versante è utile ricordare che la giovinezza è, in realtà, soltanto un momento di un percorso più articolato e complesso. Ha, quindi, le caratteristiche, i pregi e i difetti di quel singolo momento. Non è l’intero. E non tutto può essere dato o richiesto in quel momento. Alcune cose potranno maturare, altre scomparire. Ci potrà stare anche qualche cambiamento di percorso e qualche errore. E la guida di persone più mature ed esperte sarà sempre di grande utilità.
Sul secondo versante, anche la fede rischia di non essere ben compresa se staccata dal suo contesto. La fede è un modo di interpretare e vivere l’intera esistenza. Ed è così legata ai gesti, alle parole e alle scelte della vita da essere difficilmente riconoscibile senza di essi. Così non è mai facile capire se la fede c’è o non c’è. A volte compare dove meno ce lo si aspetti. Perché è molto più vicina a un modo di vivere che a un semplice concetto o a un’asettica definizione. Anche per questo non è mai facile comprendere i giovani e la loro fede. Nessuna delle due realtà, infatti, è statica e se a volte possono apparire come frammenti, lo sono, ma di un intero. Perciò, è tanto più facile comprenderle quanto meno le si staccano dall’intero.
È possibile, allora, che se la fede viene interpretata solo come una pratica religiosa o come un assenso intellettuale, i giovani appaiano irrimediabilmente lontani da essa. Al contrario, se quegli stessi giovani sono confrontati con gli itinerari di fede descritti nella Bibbia e spesso presenti nella tradizione cristiana, appaiono assai meno lontani da un autentico cammino di fede.
È quanto si può intuire, per esempio, leggendo le interviste realizzate dall’Istituto Toniolo all’interno dell’indagine su «Giovani e fede in Italia». Un giovane studente di ventuno anni, di Roma, mentre dice «non frequento la chiesa» e «sono dell’opinione che se non vedo non credo», allo stesso tempo apprezza «la speranza che può dare la fede e che può dare Dio» e confida: «Facendo una preghiera riesco a sentirmi meglio; questa è una cosa bella». Un giovane ragioniere di ventisette anni, disoccupato, abitante in un piccolo centro del Nord, si definisce…
Fonte, Avvenire, Claudio Stercal – CONTINUA A LEGGERE