G20 e Cop26

Il magistero di papa Francesco «stella polare» per i grandi del mondo

Draghi: «Francesco un alleato per il clima». Biden: «Lui è tutto ciò che ho imparato, fin da piccolo, sul cattolicesimo»

Fonte: Avvenire: di Mimmo Muolo martedì 2 novembre 2021

Quando domenica sera i giornalisti hanno chiesto a Mario Draghi se nel Papa avesse trovato un alleato del G20, il premier italiano ha risposto senza esitazioni. «Non solo del G20, ma per tutto ciò che concerne il clima e la conservazione della Terra». Parole che si aggiungono alle espressioni del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che dopo l’udienza di venerdì scorso lo aveva definito «il più grande combattente per la pace che io conosca» e la «stella polare del mondo».

Sì, anche se papa Bergoglio non era fisicamente presente all’incontro dei 20 grandi, la sua statura morale e i suoi ripetuti appelli alla conversione ecologica si sono fatti sentire eccome nei lavori. E c’è da scommettere che lo stesso avverrà per la Cop26 di Glasgow, dove in un un primo momento l’ipotesi di un intervento diretto del Pontefice era stata ventilata. Tra i due eventi, del resto, c’è una continuità non solo temporale. E non c’è dubbio che il magistero di Francesco, a partire dalla Laudato si’, rappresenti a livello mondiale un punto di riferimento imprescindibile.

Il summit di Roma ha passato il testimone al vertice di Glagow e si rafforza la leadership morale del Pontefice, che chiede di ascoltare il grido della terra e dei poveri. Parolin: il multilateralismo è centrale

Lo stesso Pontefice, del resto, lo scorso 22 ottobre, ribadito nel corso di un’intervista a Télam, l’agenzia stampa di Stato dell’Argentina: «Il vertice del G20 a Roma deve seriamente prendere in considerazione il rapporto tra Paesi non sviluppati e sviluppati» e riconoscere le asimmetrie nel mondo, ad esempio nell’accesso alle cure sanitarie. Di qui il suo auspicio che l’incontro potesse «abbassare le tensioni a livello globale», di fronte a «escalation di violenza che provocano solo più violenza».

«La partita si gioca ora», aveva ricordato il Papa. «Bisogna, perciò, dare un nome e cognome alle difficoltà» che deve affrontare l’umanità nel periodo post-pandemico. Un principio che vale anche per le sfide poste della Cop26 sul clima di Glasgow, aveva sottolineato ancora il Pontefice.

Domenica scorsa, poi, [continua a leggere]