Don Bosco, padre e maestro
Riassumiamo alcuni consigli che don Bosco ha lasciato agli educatori per accompagnare i ragazzi in quella fase della vita così importante per la loro formazione umana e cristiana.
1. «Basta sapere che siete giovani, perché io vi ami assai».
Accoglienza incondizionata come primo impatto. Abituati ad essere rifiutati e criticati per il rumore, la leggerezza, l’ingenuità… essi sono attratti da chi li accoglie con simpatia e si mostra interessato a loro incitandoli ad essere protagonisti nella relazione.
2. «Vicino o lontano io penso sempre a voi. Un solo è il mio desiderio; quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità».
Tutti cercano la felicità. E l’educatore è preoccupato quando il giovane non è felice. Chi dovrebbe essere più felice di lui? Eppure… Sembra che tutto il mondo pesi su di lui. Com’è duro affrontare la salita della crescita e della responsabilità. E allora si cade nella trappola della facile felicità, quella immediata, quella usa-e-getta, quella offerta sul mercato consumistico per essere come gli altri. L’educatore punta a una felicità duratura che riempie la vita di significato e che proietta verso un futuro che sa di eterno.
3. «Che essendo amati (i giovani) in quelle cose che a loro piacciono, col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a veder l’amore in quelle cose che naturalmente lor piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi, e queste cose imparino a fare con amore».
Calarsi nel mondo dei giovani. Godere delle cose buone che piacciono a loro per poter chiedere in contraccambio ciò che l’educatore ama che facciano perché importante per la crescita.
4. «Famigliarità con i giovani specialmente in ricreazione. Senza famigliarità non si dimostra l’amore e senza questa dimostrazione non vi può essere confidenza. Il maestro visto solo in cattedra è maestro e non più, ma se va in ricreazione con i giovani diventa come fratello. Educazione cosa di cuore. Studia di farti amare. Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto specialmente dai giovani. Questa confidenza mette una corrente elettrica fra i giovani e i superiori, I cuori si aprono e fanno conoscere i loro bisogni e palesano i loro difetti: questo amore fa sopportare ai superiori le loro fatiche, le noie, le ingratitudini, i disturbi, le mancanze, le negligenze dei giovanetti».
L’«assistenza» è quel modo particolare di essere presente che rende l’educatore un «amico» adulto, uno-di-noi, un trascinatore, uno che si diverte e non annoia. Un fratello di cui ci si può fidare e con cui si può entrare in confidenza.
5. «Che i giovani non solo siano amati ma che essi stessi conoscano di essere amati. Chi vuole essere amato bisogna che faccia vedere che ama. ».
E’ difficile dire un no o dare un brutto voto e dire che lo si fa per amore. Però questa è la vera e unica relazione educativa. E’ la conseguenza dei quattro punti precedenti.
6. «Eccettuati rarissimi casi, le correzioni, i castighi non si diano mai in pubblico, ma privatamente, lungi dai compagni, e si usi massima prudenza e pazienza per fare che l’allievo comprenda il suo torto colla ragione e colla religione».
7. «Non mai obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi sacramenti, ma soltanto incoraggiarli e porgere loro comodità di approfittarne».
Il cammino di crescita scandito dai sacramenti della eucaristia e della riconciliazione e dalla devozione Madonna: sono i mezzi indispensabili per lavorare alla salvezza delle anime.
Formula della santità
“Mi aiuti a farmi santo”, chiede Domenico Savio e don Bosco gli regala la formula «miracolosa» a misura di ragazzo.
8. Allegria. «Si dia ampia libertà di saltare, correre, schiamazzare a piacimento. La ginnastica, la musica, la declamazione, il teatrino, le passeggiate sono mezzi efficacissimi per ottener la disciplina, giovare alla moralità ed alla sanità».
L’allegria è il primo elemento della santità. Creare «un ambiente sociale di sostegno» a tutto quanto viene suggerito come cammino di crescita.
9. Dovere. «Compiere bene i propri doveri». E’ il secondo elemento. «Buoni cristiani e onesti cittadini»è il punto di arrivo: una proposta di vita coerente e calata nella realtà e nella quotidianità. 10. Servizio. «Attenzione agli altri».E’ il terzo elemento. «Datevi presto a Dio» diceva il santo spronandoli a prendersi cura dei più piccoli come avrebbe fatto Gesù al loro posto. E ogni mese offriva la possibilità di fermarsi qualche ora, «Esercizio della buona morte» per riflettere e ripartire