Dalla noia del dipendere alla gioia del condividere

Dal ricevere tutto, nell’infanzia, al dare nel modo più gratuito, nell’età adulta.

Qual è il compito dell’educatore per favorire questo passaggio?

h, sì! Povero cucciolo umano! In natura nessun altro animale impiega tanto a guadagnarsi la sua indipendenza. Forse non la raggiunge mai definitivamente: la voglia di cordone ombelicale è intricante da una parte e dall’altra.Dipendere: che noia!

Il cordone è come il guinzaglio: un saggio padrone sa quando deve tirare e quando può concedere. Il guinzaglio non va tolto, ma in certi momenti è proprio importante essere così abili da farlo sembrare invisibile! Ma quanto è difficile! Nei momenti di insofferenza quando il rampollo urla alla libertà e al non-voler-essere-trattato-come-un-bambino… attenzione! È il momento in cui si cambia la presenza e si concede, ma senza mollare il controllo. Mi ricordo di quel ragazzo che un giorno disse alla madre che voleva uscire perché aveva sentito che in paese c’era un «personaggio» e lui voleva andare a vedere e ascoltare. Subito la madre: «Ti metto nello zainetto qualcosa da mangiare». L’ira di Dio! Tutto il vocabolario di rifiuto nei confronti di una mamma-chioccia esce dalla bocca dell’adolescente esploratore. Ma la mamma, senza farsi accorgere, mette nello zainetto cinque pagnottelle e due pesci secchi.

Condividere: che emozione!

Il personaggio che tutti chiamavano «Rabbi» affascinava alla grande e il nostro eroe occupò il posto più vicino per non perdere una parola e ammirarlo nei suoi gesti e nelle sue proposte. Il tempo passò come niente. E si fece tardi. Allora sentì che i discepoli di Gesù (così si chiamava il Maestro) dicevano: …

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