Da libero a responsabile

Educare significa portare il soggetto ad assumersi la responsabilità di gestire le singole scelte e le relative conseguenze.

Ogni ragazzo che arriva a scuola, in qualunque età, ha maturato e a ha raggiunto un suo livello di libertà. E di qui deve partire l’intervento educativo senza dare spazio alle allusioni dei genitori quando vengono a dirci che i loro figli sono ancora un po’ immaturi. Immaturi rispetto a chi? C’è un metro per misurare la maturità di una persona a una certa età? Per i genitori i figli non crescono mai e loro, facilmente spinti a confrontarli con i coetanei, si sentono in difficoltà nella valutazione. Ma forse qualche indicazione per tentare una risposta alla domanda possiamo cercarla insieme. Occorre uscire dalla equivocità dei termini e di quello che è il contenuto che si attribuisce loro nei contesti vitali. La libertà in bocca a un ragazzo nella preadolescenza ha tutt’altro valore della stessa in bocca a un anarchico o un rom amante della vita all’aria aperta. L’arte della educazione è portare il soggetto a rendersi conto che si è veramente liberi solo quando si possiede la propria vita in un’autonomia costruita pezzo per pezzo assumendosi personalmente la responsabilità di gestire le singole scelte e le relative conseguenze.

Il bello della libertà

È una parola forte la libertà. Riempie la bocca. Ma non sempre è sinonimo di felicità. Gli stessi ragazzi che se ne riempiono la bocca sono poi lì che fanno le fusa, magari prima di andare a dormire, per elemosinare un abbraccio dalla mamma e sentirsi protetti. È il bello della libertà: tanto sventolata davanti agli altri e altrettanto incapace di appagare quella felicità che risiede nella relazione che riempie il cuore di tenerezza e dà alla vita un senso di protezione e di sicurezza…

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