Da grande curioso a piccolo ateo?
Ma i preadolescenti credono in Dio? In un libro-inchiesta di Franco Garelli l’analisi del fenomeno della «non credenza» tra le nuove generazioni.
Parafrasando una vecchia pubblicità che affermava che il mondo non avrebbe senso senza la nutella potremmo affermare: «Che cosa sarebbe una celebrazione religiosa senza i preadolescenti?».
Non riesco neanche a immaginarla! Niente colori, niente tonache infilate con felpe che escono da tutte le parti, niente campanelli suonati puntualmente al momento sbagliato, niente movimento sul presbitero di gente che si rincorre e vocifera indipendentemente dai momenti liturgici… Insomma una noia pazzesca! Metti tre o quattro preadolescenti che si divertono intorno all’altare e il «movimento» liturgico è tutto un’altra cosa e l’assemblea è subito un po’ più giovane!
«Piccoli atei crescono»
Ma i preadolescenti credono in Dio? Nel libro inchiesta di Franco Garelli edito da Il Mulino (Piccoli atei crescono) si legge che «il fenomeno della “non credenza” tra le nuove generazioni sta assumendo dimensioni impensabili soltanto sino a pochi anni fa, di cui c’è scarsa consapevolezza sia nell’immaginario collettivo sia tra gli stessi operatori del sacro». Soggetti della inchiesta sono giovani dai 18 ai 35 anni i quali nel raccontarsi fanno riferimento alla loro prima esperienza religiosa che ricordano con simpatia ma dalla quale si sono allontani con modalità e motivazioni diverse. «I giovani italiani di oggi sono anche “senza Dio”? L’immagine è troppo forse, ma certo il fenomeno della “non credenza” tra le nuove generazioni sta assumendo dimensioni impensabili soltanto sino a pochi anni fa…» …
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