Così il «rumore» dei giovani può cambiar volto alla Chiesa

Fonte: Avvenire, di Chiara Giaccardi, mercoledì 5 dicembre 2018 

Dai ragazzi che sono intervenuti al Sinodo una lezione di metacomunicazione. Passeggiate, balli e parresia al Sinodo: la cornice festosa una rivoluzione dolce con al centro la qualità della relazione

Il Sinodo non è un evento bensì la tappa di un cammino. Per questo il frutto del Sinodo sui giovani non è tanto il documento finale, quanto ciò che di nuovo è germogliato nelle quattro settimane del tragitto comune e che potrà fiorire nelle diverse realtà locali che saranno capaci di dare carne e concretezza a questo processo. E la prima novità è che i giovani da ‘oggetto’ del Sinodo hanno saputo farsi soggetti, protagonisti di rinnovamento. Con le loro testimonianze fresche e appassionate, con le parole impregnate di vita e in tanti casi anche di ferite, coraggio e resilienza hanno aperto i lavori, ritmato il loro svolgimento, dilatato la formula sinodale. Veri maieuti di rigenerazione per tutta la chiesa. Grazie a loro, più che le parole scambiate e scritte ha assunto un ruolo cruciale, rigeneratore e autenticamente innovatore la dimensione metacomunicativa.

Importanti studiosi, da Bateson a Watzlawick alla scuola di Palo Alto, hanno da sempre indicato come le parole veicolano i contenuti, ma sono la dimensione non verbale e relazionale a determinare il più profondo significato della comunicazione. Si parla di metacomunicazione quando l’aspetto relazionale influenza in modo determinante l’intelligibilità di quello verbale, rafforzandone, negandone o riorientandone il contenuto. È la metacomunicazione che consente di riconoscere, negoziare, contestare, riformulare la definizione della situazione. La metacomunicazione ‘incornicia’ la situazione riducendo la complessità e facilitando la sintonia tra gli interlocutori poiché fornisce un orizzonte di riferimento comune. L’attenzione si sposta dall’informazione e dai contenuti trasmessi alla relazione. Se dico a qualcuno ‘sei proprio un pazzo!’ sorridendo e strizzando l’occhiolino faccio due cose: suggerisco una interpretazione non letterale della mia frase, che diventa quasi un complimento; promuovo una definizione della relazione improntata alla benevolenza, all’ironia, alla familiarità affettuosa. E se l’altro sta al gioco, la relazione si rafforza.

Attraverso la metacomunicazione si ridefiniscono dunque, contemporaneamente, i ruoli, la situazione, la relazione. In situazione di dissimmetria di potere la metacomunicazione è spesso l’unico modo per portare alla luce, e ridefinire simbolicamente, strutture di ruoli e gerarchie. È perciò un comportamento comunicativo raffinato, che…

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