APRILE: avere fede
Cari genitori,
vi scrivo solo per augurarvi una Santa Pasqua. In questo clima di incertezza e di grandi interrogativi vi giunga la “Bella notizia” che Dio è vivo e ci vuole vivi con lui per tutta l’eternità. Chiediamo che ci rinforzi in questa fede-certezza!
«Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
Siamo ai piedi della croce. L’Evangelista Marco, che racconta, ci fa sapere che non c’è nessuno degli apostoli. Ma solo alcune donne. E l’unico che fa una professione di fede è un pagano, il centurione romano: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».
La prima considerazione che voglio proporvi è che è facile “credere” in Dio ma non sempre questo significa “avere fede” in lui. Credere, tutto sommato, è facile soprattutto se è un atto che rimane nel cervello e non mi scombussola la vita. Quando recitiamo il credo in chiesa, non facciamo altro che elencare, magari distrattamente, un insieme di verità, di affermazioni teoriche ma che non ci toccano per niente la vita, non scombussolano la nostra esistenza. Una volta dette, tutto come prima.
“Avere fede” è saper leggere la vita con gli occhi Dio. È chiedersi continuamente: «Che farebbe Dio al mio posto?», cioè farmi venire in mente qualcosa che è scritto nel Vangelo e che ha a che fare con la situazione che io sto vivendo e non so come comportarmi e rischio di seguire o la mia indifferenza, o cavarmela con quelle frasi spersonalizzanti “lo fanno tutti” oppure “che male c’è?”, o “prima io, poi gli altri”.
“Avere fede” è sempre un fatto di vita e non solo di cervello. Avere fede è un fatto di cuore. Avere fede è avere compassione proprio come fa Gesù che ha fede nel Padre.
“Avere fede” è stare sempre dalla parte dell’uomo perché non posso credere in Dio se non credo nell’uomo, non posso amare Dio se non amando il prossimo come me stesso, meglio, come Lui ha amato me.
QUESTO È FARE PASQUA: passare da un credere-con-il-cervello a una fede-che-prende-il-cuore, cuore che prova compassione, che riconosce Dio in ogni uomo-morto (morto perché malato, perché non ha da mangiare, perché solo, perché umiliato, perché povero, perché straniero, perché donna, bambino…) per aiutarlo ad essere un uomo-risorto (risorto perché riprende in mano la sua vita e si rimette a godere i tramonti, gli incontri con le persone, la gioia di condividere il cammino della vita).
FARE PASQUA È SCHIERARSI DALLA PARTE DI DIO, NON SOLO CREDERE IN LUI.
Questo ho scritto e detto ai ragazzi. Lo stesso dico a voi, genitori, perché la Pasqua sia veramente una festa, la festa della vita, la festa della risurrezione, la festa di tutti!
Ce lo auguriamo reciprocamente, tutti insieme, salesiani, docenti, genitori, ragazzi:
BUONA PASQUA! Sarete tutti con noi salesiani nelle celebrazioni del triduo santo!
don Giuliano