AC75: il futuro della vela?
Una delle cose che piace di più agli esseri umani è la velocità, e, a causa di essa, qualche volta, ci spingiamo oltre i nostri limiti.
Con le ultime tre edizioni dell’America’s Cup, il trofeo più importante della vela, abbiamo visto come neanche l’acqua sia più un limite invalicabile.
Infatti, nelle edizioni del 2013 e del 2017, abbiamo visto, per la prima volta, barche volanti, parliamo, nello specifico, dei catamarani classe AC45, veloci, potenti e grandi, che hanno introdotto essenzialmente due cose: la vela alare, una potente vela rigida che permette di sfruttare qualsivoglia refolo di vento, e i foil, ovvero delle vere e proprie ali poste sotto deriva1 e timone, che sono in grado, a una certa velocità, di far letteralmente volare sull’acqua l’imbarcazione (vedi foto).
Tuttavia, uno dei limiti dei catamarani volanti era la sicurezza, infatti è capitato in molti casi che la barca andasse in nosediving2 o si capovolgesse, causando, in qualche caso, vittime.
Da questi bolidi nasce l’AC75 (vedi foto), una barca che abbandona la configurazione a due scafi, preferendone una a singolo scafo, ma che conserva, e migliora, la capacità di volare sull’acqua, grazie a due “bracci” dotati di enormi foil, di cui, normalmente, soltanto quello che si trova in quel momento dalla parte della vela tocca l’acqua, e al timone, anch’esso dotato di queste “ali”.
Arrivati a questo punto dell’articolo, viene spontanea una domanda:
Le barche volanti rappresentano il futuro della vela?Per rispondere alla domanda, passiamo la parola a Giovanni Bianco, tattico del Moro di Venezia, cinque volte vincitore dei campionati nazionali e vincitore di regate molto importanti quali la Giraglia, Giraglia Rolex Cup, Barcolana, Copa del Rey, Trofeo Zegna, Trofeo Pirelli, Trofeo Prada a Monaco e a Cannes, Les Voiles des St. Tropez, Panerai Classic Yachts Challenge e molte altre, nonché istruttore F.I.V3.
“Ci siamo trovati a questa Coppa America con barche sostanzialmente nuove, anticonformistiche- ci dice Giovanni.- Nonostante ogni team fosse arrivato con i propri studi, le proprie ricerche e i propri test, era per tutti una cosa nuova, quindi, quando c’è una forte innovazione tecnologica, c’è sempre un punto di arrivo, ovvero quello di avere la barca che vola più velocemente delle altre pur essendo anche la più manovrabile.
Molto spesso succede che tutti raggiungano la medesima meta percorrendo strade diverse, pur nel rispetto delle regole.
Noi possiamo vederle simili, ma sono diverse in piccoli particolari, come le auto della Formula 1, dove le differenze si contano sui millimetri, non sui metri.”
“Allora, Giovanni, quale sarà, secondo te, il futuro della vela?”
“Il domani della vela non è rappresentato dalle barche volanti, nonostante la loro evoluzione, poiché esse sono destinate solo a persone di particolari fasce di età e di dimensioni fisiche.
Anche le barche che non volano, partendo dalla più piccola al maxi Yacht, avranno la loro evoluzione, poiché sono destinate a tutti.
Si evolveranno parallelamente, mantenendo ognuna le proprie caratteristiche.”
Quindi, rispondendo alla domanda del titolo, le barche volanti non rappresentano il futuro della vela, si evolveranno, come tutte le cose, ma, comunque, non sostituiranno mai le barche che tutti noi conosciamo.
(Silvestri Alessandro, VGS)