C’era una volta il pudore. Era un’evidenza e un mistero, una virtù, una forza, una risorsa. Il pudore è un istinto di autoconservazione, di protezione contro tutto ciò che può minacciare l’intimità e la dignità dell’individuo.
(Pino Pellegrino, Bollettino Salesiano)
Non si riferisce soltanto alla sessualità, ma a quelle pareti che consentono di distinguere l’interiorità dall’esteriorità, la parte “discreta”, “singolare”, “privata”, “intima” di ciascuno di noi.
La sentinella
È insomma la sentinella della piccola fortezza interiore, del giardino segreto dove la persona è veramente se stessa. Prendere a prestito il gergo militare per descrivere il processo psicologico dell’adolescente non è eccessivo. Sia a livello fisico sia a livello psicologico, il ragazzo scopre in sé forze contraddittorie, che spingono in direzioni opposte e lo costringono a rimanere in bilico tra desideri e paure, tra voglia di rischiare e ripiegamento su di sé. E poiché queste forze sono caratterizzate da pari intensità, bisogna assolutamente imparare a contrastarle e a incanalarle nella direzione voluta, per non lasciarsi sopraffare dal loro vigore. Il pericolo maggiore è la capitolazione, che spinge il giovane a lasciarsi andare alla deriva, alla ricerca di soluzioni di ripiego. In questo passaggio si sente irrimediabilmente esposto allo sguardo degli altri: il pudore è un tentativo di mantenere la propria soggettività, in modo da essere segretamente se stessi in presenza degli altri.
La ‘privatezza’ si trova, ormai, solo più sui vocabolari. È la stagione della volgarità!
Marco Belpoliti, autore di un libro dal titolo significativo “Senza vergogna” si domanda: «Il tempo della vergogna è forse finito?» La nostra domanda è un’altra: «Non è tempo di bonifica?».
Noi vogliamo reagire, non già per moralismo o puritanesimo, ma perché continuiamo a credere che il pudore resta sempre un Valore che profuma l’uomo.
Il pudore preserva il nostro spazio intimo e personale dalla sfera pubblica. Certo, perché il pudore è la difesa del nostro ‘intimo’. Non è cosa da repressi, né, tanto meno, questione di glutei al vento.
- Il pudore è la protezione della mia interiorità. È non svendermi al mercato dell’apparire. Ecco: il pudore protegge la mia bolla fisica e psichica, perché, se è vero che il cuore deve amare tutti, non è detto che debba aprirsi a chiunque. Il corpo non è un fatto pubblico, ma un bene privato.
- Il pudore protegge la dignità del corpo umano e la sua sessualità. Il nostro corpo non è gomma da masticare, come la sessualità non è un esercizio fisico al pari delle pertiche o della cyclette.
- Insomma, il pudore salva l’Amore. È il giusto retroterra mentale per difenderci dal sesso allo stato brado.
Il pudore fa sì che la persona umana non sia guardata come oggetto di desiderio, ma come persona, appunto. Il pudore non è roba per gente con la testa fasciata, non è un sottoprodotto da prendersi sottogamba. Il pudore è cosa seria, tanto più quando si è davanti agli occhi dei piccoli.
La bellezza interiore
Non è facile aiutare i ragazzi della generazione del «Grande Fratello» a ricuperare il significato di intimità e vita interiore.
È necessario aiutarli prima di tutto a percepire la bellezza e la grandezza dei sentimenti “normali”: l’amore per i genitori e per la famiglia, la fedeltà, l’amicizia, l’impegno, la religione. E insieme il valore dell’interiorità, dell’essere profondamente presenti a se stessi, saldi nella propria identità, che nessuno può violare. Occorre aiutare i figli ad essere fieri della loro originalità, di qualcosa che sia tutto loro, a non sentirsi in obbligo di “sembrare” o “appartenere”. È importante insegnare ai ragazzi il rispetto per l’intimità propria e altrui: la dignità della persona è un valore assoluto. In una società sempre più “sbracata”, è vitale ritrovare, soprattutto in famiglia, il senso della discrezione e della delicatezza. Solo i genitori possono realmente far comprendere ai figli che il riguardo per i sentimenti e le emozioni, ma anche per le ferite altrui, non è affatto “ipocrisia”.
C’è un esercizio con un nome simpatico che può essere utile a grandi e piccoli: si chiama raccoglimento. Consiste proprio nel “raccogliere” i pezzi di sé, che esperienze e situazioni quotidiane possono aver disperso, e rimettere in sesto il proprio baricentro. Molti adolescenti lo fanno quasi istintivamente tenendo un diario che raccoglie confidenze, rabbie, lacrime, gioie e sfoghi, altri hanno bisogno di un adulto che li accolga semplicemente, ma sinceramente, senza giudicarli e senza dare consigli. Perché possano formulare e capire tutto ciò che si accumula “dentro”.
IL SEGRETO
C’era una volta un bambino, che andando e stando a scuola teneva sempre chiuso il pugno della mano sinistra. Quando era interrogato dalla maestra, si alzava e rispondeva tenendo il suo pugno chiuso; scriveva, con la destra, e conservava il pugno sinistro ben chiuso.
Un giorno la maestra, anche per dare soddisfazione a tutti gli alunni, gli chiese il perché di questo atteggiamento.
Il bambino non voleva rispondere, ma poi, dietro le insistenze della maestra e soprattutto per accontentare i suoi compagni di scuola, decise di svelare il segreto.
«Quando ogni mattina parto da casa per venire a scuola, mia madre mi stampa sul palmo della mano sinistra un forte bacio e poi, chiudendomi la mano, mi dice sorridendo: “Bambino mio, tieni sempre ben chiuso qui nella tua mano il bacio di tua madre!”. Per questo tengo sempre il pugno chiuso: c’è il bacio della mia mamma dentro».
Abbiamo tutti un bacio da conservare nel nostro intimo. Sembra un niente, ma è la forza della vita.
MIRACOLO PEDAGOGICO
Oggi, parlando dell’educazione sessuale, troppe volte si gioca al ribasso.
Noi preferiamo invitare a volare alto. Sì, perché il gioco vale la candela!
Non è forse una meraviglia un ragazzo limpido, trasparente, solare?
Un ragazzo che mai si lascia soverchiare dalla bestia?
In tempi di veline, di esibizione sfacciata di carne umana, un tale ragazzo è un miracolo pedagogico!
Non è disinibito, non è sfrontato. È un ragazzo che profuma di pulito!
Una strada che porta a tale altezza è, sicuramente, quella che consiste nello spalancare la porta principale di casa nostra al pudore, anche a costo di apparire casi clinici!
IL SALVATAGGIO
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